The Map Report #29

Prove di addio al carbone

Si chiude un altro anno e, ancora una volta, sono tante e troppe le questioni sui destini del nostro pianeta che restano aperte, irrisolte, ignorate. Concorrono a rinsaldare il generale clima di grande incertezza di questi strani giorni, mettendo a dura prova anche il più tenace degli ottimisti. 

Sono tempi duri soprattutto, per chi, come noi, ha a cuore i temi dell’ecologismo, dello sviluppo sostenibile e della responsabilità sociale. I conflitti in Ucraina e Medio Oriente dei quali non si intravede la fine, il roboante ritorno del re dei populisti (e negazionista climatico) alla Casa Bianca, i proclami politici dell’uomo più ricco del pianeta, la crisi latente dell’Unione Europea e la tragica alluvione che ha sommerso Valencia nell’anno più caldo di sempre, pesano come macigni sul fatidico bilancio di fine 2024. 

Intervenendo alla Conferenza sul clima in Azerbaigian, la nostra premier dice che serve un approccio alla transizione energetica «pragmatico» e «non ideologico», sostenendo una concezione di «neutralità tecnologica» fatta di energie rinnovabili, biocarburanti e fusione nucleare, tecnologia che non sarà disponibile prima di qualche decennio («una promessa rinviata al futuro», la definisce Serena Giacomin di Italian Climate Network). 

 

A che punto è allora la decarbonizzazione? Sul fronte energetico, quanti passi avanti e quanti indietro sta facendo il nostro Paese? Continuiamo ad avere una visione miope, come sostiene Legambiente? Molte delle risposte sono nelle analisi e nelle argomentazioni tecniche che trovate nel blocco di testa del giornale e che hanno condiviso con noi Giulia Monteleone, Direttrice del Dipartimento ENEA di Tecnologie Energetiche e Fonti Rinnovabili, e il direttore scientifico di Kyoto Club e di QualEnergia, Gianni Silvestrini. Una questione, quella della transizione energetica, che ci porta inevitabilmente sul terreno dei cambiamenti climatici: a tirare le somme di quel che è successo (e non) alla COP29 di Baku, è Italian Climate Network che, ora dopo ora, ha seguito la Conferenza delle Parti direttamente sul campo. Emanuele Bompan, invece, inviato per Materia Rinnovabile in Colombia, traccia un bilancio dell’ultima COP sulla biodiversità, mentre nelle altre pagine del numero che chiude l’anno, ci occupiamo anche di inquinamento atmosferico e di gas serra, del ritiro del ghiacciaio di Fellaria, in Valmalenco, del potere dell’economia rigenerativa e dell’emergenza dei deserti alimentari, di “impact job” e dell’impegno dei brand sui temi sociali e civici, di rischio socialwashing, di ecofemminismo, dei superpoteri della nanotecnologia e di vino da agricoltura biologica, lo stesso con cui idealmente brindiamo al 2025 che arriva e a un futuro ancora tutto da scrivere e decifrare.

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