«La gente continua a chiedere a noi attivisti che cosa dobbiamo fare per salvare il clima – chiosa Greta Thunberg con malcelata ironia -. Ma forse la domanda è sbagliata. Non dovremmo forse iniziare a chiederci, invece, che cosa dobbiamo smettere di fare?». Lo dice la ragazza degli “scioperi del venerdì” e lo ripetono come una litania infinita, tutti gli attivisti del clima a cui riserviamo il palco principale di questo numero del nostro magazine. Molti di loro sono giovani, giovanissimi: ragazze e ragazzi in cui – per dirla con le parole di Elena Granata, autrice di un’ampia riflessione sulla protesta delle tende organizzata dagli studenti del Politecnico di Milano -, “la scintilla all’impegno scatta sul piano emozionale”. Li abbiamo ascoltati spogliandoci di qualsiasi atteggiamento anche lontanamente paternalista e lasciando che fossero le loro storie a raccontare quali paure, quale rabbia e quale idea di futuro albergano nelle loro teste e muovono le loro azioni.
Uscendo dal perimetro dell’attivismo militante, abbiamo anche azzardato un ritratto più generale della Generazione Z con l’aiuto di Ipsos, Karma Metrix e Elio Palumbieri, prima di occuparci di sistemi alimentari sostenibili con il World Food Programme e di empowerment femminile nel mondo dell’agricoltura con il Future Food Institute. Nelle pagine dedicate all’ambiente, facciamo invece il punto sulla diffusione delle microplastiche (anche) nei nostri laghi, parliamo di planetary boundaries, riaffermiamo il ruolo centrale delle foreste nella lotta alla crisi climatica e ricordiamo, in primis a noi stessi, perché abbiamo bisogno di riconnetterci con la natura.
Gli altri temi? Il lavoro agile e fragile raccontato da Nicola Zanardi, deus ex machina di Milano Digital Week, il delicatissimo tema della maternità in Italia indagato da Anna Acquistapace, ideatrice del podcast Grembo, racconti di pancia, il design degli spazi – empatico ed ecosostenibile – dello Studio milanese FaseModus. la recessione che sta vivendo l’economia tedesca e la sfiducia di una larga fetta della società nei confronti della scienza. E, infine, sempre guardando al futuro, il controverso matrimonio fra Intelligenza Digitale e creatività. Quel futuro che, come diceva Ermanno Olmi, «ci giudicherà soprattutto per quel che potevamo fare e non abbiamo fatto».
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