Le scorte di gas nell’Unione Europea sono scese sotto la soglia critica del 75%, segnando un 74,74%, pari a 857,9 TWh. Un calo significativo rispetto all’87% registrato il 28 dicembre dello scorso anno e ai 992 TWh disponibili in quel periodo. Il declino è attribuibile alle temperature più rigide, che hanno accelerato il consumo energetico in molte nazioni europee.
Nonostante la situazione, l’Italia e la Germania si mantengono sopra la soglia dell’80%, rispettivamente all’80,5% (161,05 TWh) e all’82,19% (206,71 TWh). Entrambi i Paesi hanno tuttavia visto una lieve contrazione rispetto ai giorni precedenti. Alla vigilia di Natale, le scorte italiane erano all’81,48% (163,02 TWh), mentre quelle tedesche segnavano un 82,6% (207,74 TWh).
Su base annua, l’Italia registra una variazione minima rispetto all’83,45% (164,36 TWh) del dicembre 2023. La Germania, invece, accusa il colpo: le scorte attuali sono ben lontane dal 90,8% (231,41 TWh) di un anno fa.
Il calo delle riserve non è l’unico elemento a tenere alta la tensione. Sul mercato TTF di Amsterdam, il principale hub europeo per il gas naturale, i future di gennaio continuano la loro corsa, crescendo del 3,2% e toccando quota 47,19 euro al TWh.
Ad alimentare l’incertezza è anche la questione geopolitica legata all’accordo sul transito del gas tra Russia e Ucraina, in scadenza il 31 dicembre. Il presidente russo Vladimir Putin ha accusato l’Ucraina di voler “punire l’Europa” bloccando il passaggio del metano sul proprio territorio. «Una soluzione praticabile potrebbe essere il transito attraverso la Polonia, riattivando il collegamento con la Bielorussia, fermo dall’aprile del 2022», ha dichiarato Putin.
Con le riserve in calo, l’arrivo dei mesi più freddi e l’incertezza sul futuro dei flussi dalla Russia, l’Europa si trova adesso a dover affrontare una combinazione di sfide climatiche, economiche e politiche. Il 2024 potrebbe rappresentare un anno cruciale per la sicurezza energetica del continente.