In Italia, il trasporto ferroviario soffre di anni di sottofinanziamento e scelte politiche che favoriscono progetti controversi come il Ponte sullo Stretto a scapito delle necessità reali. È quanto denuncia Legambiente con il rapporto Pendolaria 2025, presentato ieri a Roma.
Dal 2009 ad oggi, i finanziamenti nazionali per il trasporto su ferro e gomma sono diminuiti di circa il 36% in termini reali, considerando l’inflazione. Nel 2024, il Fondo Nazionale Trasporti si è attestato a 5,2 miliardi di euro, ben lontano dai 6,2 miliardi del 2009. Nonostante l’incremento di 120 milioni previsto nella proposta di legge di Bilancio 2025, le risorse rimangono insufficienti.
«Il trasporto ferroviario è vittima di scelte politiche insensate che rispondono con fatica ai bisogni reali del Paese», commenta Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente. «Il 2024 è stato un anno difficile per la mobilità sostenibile e su ferro, tra guasti, ritardi, eventi meteo estremi che hanno avuto diversi impatti e la continua corsa all’annuncio di grandi e inutili opere, come il Ponte sullo Stretto, che hanno distolto l’attenzione dai veri problemi di chi viaggia in treno ogni giorno. Serve una vera cura del ferro, con investimenti mirati per potenziare il trasporto pubblico su rotaia investendo su treni moderni, raddoppi di linee, passanti ferroviari, potenziamenti, velocizzazioni, nuove stazioni, elettrificazione, infrastrutture efficienti e mobilità sostenibile per migliorare la qualità della vita dei cittadini, la qualità dell’aria e raggiungere gli obiettivi climatici dell’Accordo di Parigi, promuovendo un sistema di trasporto integrato e sostenibile, degno di un paese moderno».
Legambiente sottolinea che mentre si parla del Ponte sullo Stretto, che assorbirà oltre l’87% degli stanziamenti infrastrutturali fino al 2038, molte linee ferroviarie soffrono di abbandono e degrado. La rete ferroviaria del Sud Italia è la più colpita. Nel Mezzogiorno l’età media dei treni è di 17,5 anni, contro i 9 anni del Nord. Inoltre, ampie porzioni della rete sono non elettrificate e numerose linee rimangono chiuse o sospese, come la Palermo-Trapani via Milo, ferma dal 2013, e la Caltagirone-Gela, chiusa dal 2011.
«Il rinnovo del parco treni e il miglioramento delle infrastrutture non sono sufficienti se il servizio non risponde alle reali esigenze dei cittadini», aggiunge Roberto Scacchi, responsabile mobilità di Legambiente. «È necessario raddoppiare tutte le tratte a binario unico, moltiplicare servizi su ferro e aumentare la frequenza delle corse dei treni in tutte le aree interne su ogni tratta ferroviaria, così come nelle aree urbane, soprattutto durante le ore di punta. A Napoli e Roma, anche le linee metropolitane soffrono di frequenze incredibilmente scarse, mentre in città come Londra, Parigi, Madrid e Berlino la frequenza è di tutt’altro livello. La carenza di passaggi, soprattutto al Sud, rende il servizio meno affidabile, spingendo i pendolari verso il mezzo privato, contribuendo così ad aumentare i livelli di smog e congestione stradale».
Pendolari e linee critiche
Le difficoltà quotidiane dei pendolari sono emblematiche: ritardi cronici, stazioni chiuse e treni poco frequenti caratterizzano molte delle linee peggiori d’Italia:
La ex Circumvesuviana è martoriata da guasti, sovraffollamenti e soppressioni.
La Roma Nord-Viterbo ha visto oltre 5.000 corse soppresse nel 2024.
La Catania-Caltagirone-Gela è parzialmente chiusa da 13 anni e mezzo.
La Roma-Lido, seppur migliorata, rimane tra le linee più problematiche.
Tra le new entry della lista nera, spiccano le Ferrovie del Sud Est, il Sistema Ferroviario Metropolitano di Torino, e la Vicenza-Schio, ancora a binario unico e senza elettrificazione.
La crisi climatica aggrava i problemi
Gli impatti dei cambiamenti climatici si fanno sentire anche sul trasporto pubblico: 203 eventi meteo estremi hanno interrotto o ritardato treni, metro e tram negli ultimi 14 anni. Le città più colpite risultano essere Roma (36 eventi), Napoli (12) e Milano (11).
Secondo il rapporto del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, i danni causati dagli eventi estremi cresceranno fino a raggiungere 5 miliardi di euro all’anno entro il 2050, rappresentando una quota tra lo 0,33% e lo 0,55% del PIL nazionale.
Le richieste di Legambiente
Legambiente lancia un appello al Ministro Matteo Salvini, chiedendo:
- Un incremento di 3 miliardi di euro annui per il Fondo Nazionale Trasporti.
- 500 milioni di euro annui per nuovi treni regionali.
- 5 miliardi di euro per riqualificare metropolitane, tranvie e ferrovie suburbane.
- 200 milioni di euro all’anno per migliorare i servizi Intercity.
Le risorse, secondo l’associazione, sono recuperabili «eliminando i sussidi alle fonti fossili e rinunciando a progetti inutili come il Ponte sullo Stretto e nuove superstrade in aree già servite».
Buone notizie e buone pratiche
Non mancano però segnali positivi. Nel 2024 sono state aperte la linea M4 a Milano, la linea 6 a Napoli e un nuovo tratto della metro di Catania. Inoltre, in Valle d’Aosta è stato introdotto un abbonamento unico regionale da 20 euro al mese, mentre a Bologna è stato implementato un sistema di trasporto metropolitano integrato.
Ciononostante, senza un cambio di passo significativo, il trasporto ferroviario rischia di rimanere il fanalino di coda dell’Europa, aggravando i problemi di smog, congestione stradale e disuguaglianze territoriali.