Una ricerca dello scorso ottobre ha rilevato che le emissioni di metano dai depositi di liquame nelle fattorie potrebbero essere fino a cinque volte superiori rispetto a quanto indicato dalle statistiche ufficiali, sottolineando l’enorme potenziale di trasformarle in una fonte di energia rinnovabile. Lo studio dimostra che, se catturato e trasformato in biogas, il metano emesso potrebbe valere più di 400 milioni di sterline (circa 520 milioni di dollari) all’anno per il settore lattiero-caseario in termini di risparmio sui costi del carburante, ovvero 52.500 sterline (circa 67.000 dollari) per un allevamento di medie dimensioni. La tecnologia di cattura esiste già e, se applicata a tutto il patrimonio lattiero-caseario dell’UE, la conversione del metano in biocarburante potrebbe ridurre le emissioni pari a circa il 5,8% del budget rimanente per l’aumento della temperatura globale, se la temperatura dovesse essere mantenuta a 1,5 ◦C di riscaldamento.
Condotta dall’Università dell’East Anglia (UEA) e dall’International Fugitive Emissions Abatement Association (IFEAA) (Associazione internazionale per l’abbattimento delle emissioni fuggitive), la ricerca si basa sulle misurazioni effettuate in due aziende lattiero-casearie della Cornovaglia, in Inghilterra. Insieme a un crescente numero di ricerche internazionali sul campo, il report suggerisce che i calcoli di “livello 2” utilizzati dai Paesi per comunicare annualmente le proprie emissioni al Gruppo Intergovernativo sui Cambiamenti Climatici (IPCC) potrebbero non essere affidabili. Gli attuali inventari nazionali delle emissioni di gas a effetto serra (GHG) riportano che le emissioni enteriche – quelle provenienti direttamente dall’apparato digerente degli animali – sono da tre a nove volte superiori a quelle derivanti dalla gestione del letame, compresi lo stoccaggio e lo spargimento di liquami e letame.
I risultati, riportati nella rivista Environmental Research: Food Systems e in un documento bianco dell’IFEAA Net Zero Methane Hub (Polo a Metano Zero), suggeriscono comunque che l’equilibrio tra le emissioni enteriche e quelle del letame potrebbe essere molto più vicino al rapporto 50:50. Gli autori chiedono anche una maggiore attenzione da parte dei ricercatori e dei leader politici sulle emissioni derivanti dalla gestione del letame.
Il professor Neil Ward, del Tyndall Centre for Climate Change Research (Centro Tyndall per la Ricerca sul Cambiamento Climatico) presso l’UEA, ha dichiarato: «La metodologia internazionale standard sembra sottostimare le emissioni di metano dalla conservazione del liquame. Fortunatamente, abbiamo la tecnologia per trasformare questo problema in un’opportunità per gli agricoltori che possono ridurre le bollette energetiche e diventare indipendenti energeticamente se catturano e utilizzano il metano come carburante. Se le emissioni dalla gestione del letame sono significativamente sottostimate, ciò non solo significa che le stime ufficiali sono imprecise, ma anche che le priorità riguardo alle opzioni di mitigazione potrebbero essere distorte. Questa ricerca rappresenta quindi una chiamata urgente all’azione e a ulteriori studi per comprendere meglio le emissioni di metano dalla gestione del letame».
I ricercatori hanno analizzato le misurazioni delle emissioni dai bacini di liquame di due fattorie durante il periodo 2022-23. I bacini erano chiusi con coperture ermetiche e il metano veniva catturato. È stato scoperto che i bacini di liquame producono molto più metano di quanto suggerito dalle stime ufficiali, come quelle basate sui metodi sviluppati dall’IPCC. Le emissioni effettive delle due fattorie studiate erano rispettivamente di 145kg per mucca all’anno e 198 kg per mucca all’anno. Questo è quattro o cinque volte superiore alla cifra ufficiale esistente di 38 kg per mucca riportata nel National Inventory (Inventario Nazionale) del Regno Unito.
Le raccomandazioni per il governo includono priorità per la ricerca e lo sviluppo, l’aumento dei fondi per le coperture dei liquami e l’estensione di tale supporto finanziario anche alle attrezzature per il trattamento del gas associato. La Professoressa Penny Atkins, CEO di IFEAA, ha dichiarato: «Esiste una tecnologia per catturare, trattare e utilizzare il metano che attualmente viene perso nell’atmosfera e contribuisce all’accumulo di gas serra, e questa tecnologia appare promettente dal punto di vista economico, in particolare se viene implementato un quadro di incentivi per gli investimenti capitali nelle fattorie, supportato da misure normative. Il contributo cumulativo del metano dalla gestione del letame nelle fattorie di latte è significativo e questi dati dimostrano che dobbiamo agire ora per ridurre le emissioni».
I ricercatori suggeriscono anche di semplificare i processi di pianificazione e autorizzazione e di introdurre sgravi fiscali per gli investimenti nella catena di approvvigionamento per il recupero e l’uso del metano, come gli investimenti da parte dei trasformatori di latte nelle fattorie fornitrici. George Eustice, ex Segretario di Stato per l’Ambiente, l’Alimentazione e gli Affari Rurali e presidente di IFEAA, ha aggiunto: «Il metano è un gas serra potente ma di breve durata, e ridurre le sue emissioni è fondamentale per il percorso verso il Net Zero e per limitare l’aumento della temperatura globale a 1,5 gradi. La cattiva notizia è che le emissioni provenienti dall’agricoltura sono più alte di quanto si pensasse in precedenza, ma la buona notizia è che questo metano può essere facilmente catturato e utilizzato come alternativa ai combustibili fossili, creando una fonte di reddito aggiuntiva per le fattorie».
Lo studio “Estimating methane emissions from manure: a suitable case for treatment?” (“Stima delle emissioni di metano dal letame: un caso adatto per il trattamento?”) è pubblicato su Environmental Research, Food Systems. Il documento bianco è supportato dal Net Zero Methane Hub (Polo a Metano Zero), che ha ricevuto 285.000 sterline (circa 370.000 dollari) dal governo del Regno Unito attraverso il Fondo Britannico per la Prosperità Condivisa.