La strada verso un’Italia sostenibile inizia dai territori. È questo il messaggio chiave che emerge dal rapporto dell’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (ASviS), intitolato “I Territori e gli Obiettivi di sviluppo sostenibile: alle radici della sostenibilità”. Presentato oggi presso il Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro (CNEL), il documento offre una panoramica sulle performance di regioni, province autonome e città metropolitane in relazione agli Obiettivi di sviluppo sostenibile (SDGs) dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite.
«Mentre ci avviamo verso la conclusione del percorso del PNRR e la scadenza del 2030 si avvicina sempre di più, nonostante le difficoltà del presente è tempo di impegnarsi, agire, prenderci cura gli uni degli altri, costruire speranza», si legge nell’introduzione del rapporto. «Questo è il senso del titolo del nostro Rapporto di ottobre “Coltivare ora il nostro futuro”. Per farlo, in questa pubblicazione andiamo “alle radici della sostenibilità”, esplorando i dettagli della territorializzazione dell’Agenda 2030 in Italia».
Una fotografia preoccupante
Il rapporto, realizzato con il sostegno di Federcasse e WindTre, analizza circa 100 indicatori relativi a 14 dei 17 SDGs, coprendo il periodo 2010-2023. I risultati, tuttavia, rivelano una situazione complessa: i progressi sono limitati e in molti casi si registrano peggioramenti. Obiettivi cruciali come Povertà, Acqua e servizi sanitari, Vita sulla terra e Giustizia mostrano segnali di regressione in numerosi territori.
Se da un lato il Nord-Ovest e il Nord-Est spiccano per i risultati positivi sull’istruzione (con punte di eccellenza in Piemonte, Trentino-Alto Adige e Veneto), dall’altro il Mezzogiorno continua a essere penalizzato. Per altri obiettivi, come l’economia circolare (Goal 12), si osservano miglioramenti in nove regioni, tra cui Toscana, Lazio e Calabria, mentre per Innovazione e Città sostenibili le performance rimangono stabili.
Le disuguaglianze territoriali sono evidenti anche quando si analizzano le possibilità di raggiungere 28 target quantitativi fissati da piani europei e nazionali: Valle d’Aosta, Trentino-Alto Adige, Umbria e Lazio possono puntare a realizzare fino a 12 obiettivi, mentre molte regioni meridionali si fermano a 4-6.
Le città metropolitane: quadro disomogeneo
Tra le città metropolitane, Firenze, Milano e Roma si distinguono con 6-8 obiettivi raggiungibili, mentre Napoli e Reggio Calabria restano in fondo alla classifica con appena due target realizzabili. Situazioni particolarmente critiche emergono a Catania e Torino, che accumulano fino a sei obiettivi certamente non raggiungibili.
«I drammatici ritardi dell’Italia sui 17 SDGs possono essere colmati solo concentrandosi seriamente sulla dimensione territoriale dell’Agenda 2030», ha dichiarato Enrico Giovannini, direttore scientifico dell’ASviS. «Occorre valorizzare le esperienze virtuose e utilizzare efficacemente i 75 miliardi di euro assegnati all’Italia dall’Accordo di Partenariato con l’Ue, di cui è stato finora impegnato solo il 12%».
Nonostante le difficoltà, il rapporto mette in evidenza diverse iniziative promettenti. Tra queste, la Rete dei Comuni sostenibili, che monitora annualmente le politiche di sostenibilità a livello locale, e il progetto “Toscana 2050”, che mira a preparare la regione agli obiettivi del 2030. Inoltre, l’ASviS ha selezionato 30 buone pratiche territoriali, esempio di come l’innovazione e il coinvolgimento delle comunità possano guidare il cambiamento.
Quattro priorità per il futuro
Il rapporto si focalizza su quattro temi strategici:
- Ripristino della natura e stop al consumo di suolo: l’approvazione della Nature Restoration Law europea impone vincoli stringenti sul consumo di suolo nelle aree urbane dal 2025 in poi, con l’obiettivo di aumentare la copertura verde.
- Neutralità climatica delle città: le nove città italiane coinvolte nella Missione UE per la neutralità climatica entro il 2030 hanno predisposto contratti climatici urbani. L’ASviS propone di estendere queste esperienze a livello nazionale attraverso piattaforme di consultazione e scambio.
- Rigenerazione urbana e trasporti sostenibili: tra le proposte spicca l’allineamento del tasso di motorizzazione italiano agli standard europei, favorendo la mobilità elettrica e il trasporto pubblico di massa.
- Politiche per la montagna e le aree interne: una strategia nazionale integrata per la montagna dovrebbe valorizzare i servizi ecosistemici e prevedere una pianificazione territoriale più efficace.
«Nonostante una situazione difficile, il Rapporto dimostra che il cambiamento è possibile», ha commentato Marcella Mallen, presidente dell’ASviS. «La transizione ecologica può generare benefici trasversali, integrando inclusione sociale, protezione ambientale e innovazione economica».