Il fiume Po, arteria vitale del Nord Italia, è contaminato da microplastiche: frammenti invisibili provenienti da rifiuti come sacchetti, bottiglie e scarichi industriali. Pur registrando concentrazioni inferiori rispetto a grandi fiumi europei come il Reno e il Danubio, i dati raccolti evidenziano la necessità di interventi immediati per contenere il fenomeno e armonizzare le misurazioni a livello comunitario.
I risultati emergono dalla seconda tornata di rilevazioni condotte nell’ambito del Manta River Project, una collaborazione tra l’Autorità Distrettuale del Po, l’Università La Sapienza di Roma, la struttura oceanografica Arpa Daphne e AIPo. I campionamenti, effettuati mensilmente tra maggio 2022 e aprile 2023, hanno interessato sei stazioni lungo il fiume Po.
La stazione con la concentrazione più alta è risultata Chivasso, con un valore medio di 4,2 particelle per metro cubo d’acqua (n°/m³). Seguono Pontelagoscuro (2,1 n°/m³), Boretto (1,3 n°/m³), Isola Serafini (1,2 n°/m³), Po di Goro (1,0 n°/m³) e Isola Sant’Antonio (0,5 n°/m³).
«L’analisi bibliografica indica che i grandi fiumi europei, come il Reno, il Danubio e l’Elba, situati in aree altamente urbanizzate e industrializzate, presentano generalmente concentrazioni di microplastiche più elevate rispetto al Po», spiegano i ricercatori dell’Autorità Distrettuale del Po (AdbPo). «Tuttavia, sarebbe essenziale armonizzare i protocolli di ricerca a livello europeo per consentire una comparazione più precisa degli ambienti acquatici».
I dati raccolti rivelano che i frammenti rappresentano la tipologia più comune di microplastiche campionate (56%), seguiti da foam (24%), pellet e fogli (entrambi al 7%), granuli (6%) e filamenti (1%). La predominanza di microplastiche secondarie – derivanti dalla degradazione di oggetti più grandi come sacchetti e bottiglie – evidenzia l’origine terrestre della maggior parte dell’inquinamento.
Questa distribuzione riflette un ciclo di degrado continuo: oggetti plastici abbandonati nell’ambiente si frammentano in particelle sempre più piccole, che finiscono nei corsi d’acqua e, successivamente, nei mari.
Pur non raggiungendo i livelli critici di altri fiumi europei, i dati raccolti nel Po offrono una fotografia allarmante di un fenomeno ancora poco regolamentato. Gli esperti concordano sulla necessità di interventi su più fronti, dalla sensibilizzazione pubblica alla creazione di standard europei per misurare l’inquinamento da microplastiche.
«La presenza di microplastiche nel Po sottolinea l’urgenza di azioni coordinate per ridurre l’impatto di questo inquinamento invisibile, che minaccia non solo gli ecosistemi acquatici ma anche la salute umana», concludono i ricercatori.