Il rapporto annuale Stop pesticidi nel piatto, elaborato da Legambiente in collaborazione con Alce Nero, torna a far luce sulla presenza di fitofarmaci negli alimenti che ogni giorno finiscono sulle nostre tavole. Un’indagine accurata, basata sui dati forniti dalle Regioni e dagli enti preposti, che evidenzia come l’Italia, da Nord a Sud, sia ancora profondamente legata all’uso di molecole chimiche in agricoltura.
L’analisi di 5.233 campioni di alimenti, provenienti sia da agricoltura convenzionale che biologica, ha rivelato che il 41,3% contiene tracce di uno o più residui di pesticidi. Sebbene solo l’1,3% dei campioni risulti irregolare, il dato non rassicura. Il 26,3% degli alimenti analizzati presenta multiresidui, cioè più sostanze chimiche contemporaneamente, una condizione che, secondo gli esperti, può provocare effetti additivi o sinergici dannosi per la salute.
Tra gli alimenti più colpiti emerge la frutta, con il 74,1% dei campioni contaminati, seguita da verdura (34,4%) e prodotti trasformati (29,6%). Particolarmente significativo il caso dei peperoni, con il 59,5% di campioni contaminati, seguiti da cereali integrali (57,1%) e vino (46,2%). Tra le sostanze più diffuse si trovano insetticidi e fungicidi come Acetamiprid, Boscalid, Fludioxonil e Imazalil. Quest’ultimo, classificato come probabile cancerogeno dall’EPA nel 2019, è ancora utilizzato su molti agrumi con limiti di legge che variano sensibilmente a seconda del frutto. Emblematico anche il caso di un campione di peperoncini, che ha mostrato ben 18 residui chimici differenti, e di due campioni di pesche contenenti rispettivamente 13 e 8 residui.
Non mancano però note positive. L’olio extravergine di oliva si conferma un’eccellenza: altissime percentuali di campioni privi di residui dimostrano il rigore produttivo del settore. Anche il vino segna un miglioramento, con il 53,1% dei campioni analizzati risultati privi di tracce di pesticidi, un progresso rispetto al 48,8% dell’anno precedente. Legambiente evidenzia anche un fenomeno preoccupante: il traffico di pesticidi illegali. Nel 2023, grazie all’operazione “Silver Axe” condotta dai Carabinieri forestali in collaborazione con Europol, sono state sequestrate in Europa 2.040 tonnellate di pesticidi fuorilegge, quasi il doppio rispetto al 2015. La Cina rimane il principale produttore di questi veleni, ma emerge un crescente coinvolgimento della Turchia nei traffici illegali.
Il rapporto ribadisce con forza l’urgenza di ridurre l’uso di fitofarmaci. “Ridurre l’uso di pesticidi non è più solo un obiettivo auspicabile, ma una condizione necessaria per salvaguardare l’ambiente, la salute umana e la qualità delle produzioni”, sottolinea Legambiente nel documento.
La strada per il futuro, ricorda l’associazione, passa dall’agroecologia, che attraverso buone pratiche come rotazioni colturali, sovesci e consociazioni, unita a tecniche innovative e digitali, offre un modello sostenibile per tutelare gli ecosistemi e contrastare le conseguenze dei cambiamenti climatici. Un modello che, come dimostra il rapporto, è sempre più necessario per proteggere la biodiversità e garantire la sicurezza alimentare.