Si chiama 4S PLANET il programma di lotta al cambiamento climatico al quale hanno deciso di aderire 50 aziende italiane del settore della moda. Il programma, sviluppato per monitorare e ridurre le emissioni di CO2, agisce su tre ambiti chiave – materie prime, energia e logistica – con l’obiettivo di trasformare le promesse in azioni concrete, ripensando l’intero processo produttivo.
«I progetti di decarbonizzazione sono al centro delle strategie virtuose di molti brand, e di conseguenza delle aziende che ne costituiscono la filiera», spiega Francesca Rulli, ideatrice di 4sustainability®, marchio registrato che garantisce le performance di sostenibilità della filiera della moda, e co-fondatrice di YHub, la prima holding italiana di servizi innovativi e piattaforme digitali per la crescita sostenibile del sistema moda. «Il primo passo è misurare i consumi totali della fabbrica, dettagliare ogni fase produttiva e individuare i margini di riduzione. Non basta installare pannelli fotovoltaici o passare all’energia verde: la vera sfida è ripensare i processi produttivi».
«Non tutte le aree geografiche offrono la stessa affidabilità di fronte alla crisi climatica», osserva Rulli. «Eventi meteo estremi o scarsità d’acqua possono compromettere la produzione a lungo termine. Le aziende devono integrare questi fattori nelle loro strategie per garantire la continuità del business».
Cruciale appare il ruolo che gioca la tecnologia. «Innovare significa non solo ridurre i consumi, ma anche ottimizzare le risorse” osserva Rulli. “Questa è una sostenibilità che diventa vantaggio competitivo».
Sostituire il gas metano con elettricità prodotta da fonti rinnovabili è una delle priorità. «È fondamentale installare pannelli fotovoltaici e affidarsi a fornitori di energia verde per garantire un impatto ambientale minimo», sottolinea l’esperta.
Anche il reshoring, ovvero il ritorno della produzione in Italia, rappresenta un vantaggio in termini di sostenibilità. «La normativa europea è tra le più evolute a livello ambientale e sociale», dice Rulli. «Per la logistica, preferire il trasporto navale a quello aereo e adottare veicoli elettrici o ibridi per la mobilità aziendale sono passi concreti».
Un settore sotto i riflettori
La moda è responsabile di una quota tra il 2% e l’8% delle emissioni globali di gas serra. La produzione di fibre tessili è più che raddoppiata negli ultimi vent’anni, con il poliestere che domina il mercato. Ogni cittadino europeo consuma in media 26 kg di prodotti tessili all’anno, smaltendone circa 11 kg, perlopiù destinati a discariche o inceneritori.
Le iniziative di 4S PLANET si inseriscono in questo contesto per promuovere un modello virtuoso e misurabile. Il programma monitora i progressi delle aziende attraverso un framework che assegna punteggi di sostenibilità, da Basic a Excellent, in base ai risultati ottenuti.
Trasparenza per il consumatore
Un’innovazione chiave è l’adozione del passaporto digitale del prodotto (DPP). Tramite un QR code, i consumatori possono accedere a dettagli sulle emissioni di gas serra e sugli altri aspetti ambientali del prodotto.
«Oggi i brand richiedono dati precisi sull’impatto ambientale» spiega Rulli, «ma pochi sono disposti a valorizzare economicamente i materiali a basso impatto climatico. Tuttavia, stiamo assistendo a un cambiamento. Alcuni brand iniziano a misurare il contributo delle loro filiere, stringendo partnership importanti con le aziende virtuose».
Secondo Francesca Rulli, il programma 4S PLANET rappresenta un caso concreto di giustizia climatica: «Ogni attore della filiera ha il dovere di contribuire alla lotta al cambiamento climatico secondo le proprie responsabilità, evitando che siano i più vulnerabili a pagarne il prezzo. Qui i brand si assumono un ruolo guida, investendo in un cambiamento sistemico».