L’Italia si trova di fronte a una sfida cruciale: realizzare 80 GW di nuovi impianti a fonti rinnovabili entro il 2030, come stabilito dal Decreto Aree Idonee. Nonostante alcuni progressi, il cammino è ancora lungo e complesso. A fare il punto è il report di Legambiente, da poco presentato al Forum Qualenergia di Roma, che evidenzia dati preoccupanti e un panorama normativo frammentato e poco incentivante.
Tra il 2021 e il 2024 il nostro Paese ha installato circa 17,8 GW, superando l’obiettivo intermedio del 2024 (16 GW). Tuttavia, con solo il 23,2% dell’obiettivo al 2030 già raggiunto, restano 61,4 GW da realizzare nei prossimi sei anni, pari a 10,2 GW all’anno. “Nel 2023 abbiamo installato circa 6 GW di nuovi impianti, e per il 2024 si stimano tra i 7 e gli 8 GW – spiega Legambiente – ma questi numeri non bastano. Serve un’accelerazione significativa”.
Secondo il report, a pesare sul rallentamento sono normative poco favorevoli e il nuovo Decreto Aree Idonee, che delega alle Regioni la definizione delle linee guida per i nuovi impianti. La burocrazia e le restrizioni normative, come dimostrerebbe il caso Sardegna, rischiano di paralizzare il settore. Legambiente definisce un esempio emblematico di gestione inefficace quanto successo in Sardegna. Con una legge regionale che limita l’installazione di impianti su oltre il 99% del territorio – sottolinea l’organizzazione ambientalista -, la regione punta a “difendere” un paesaggio percepito come immutabile, ignorando le opportunità offerte dalle rinnovabili. “Questo approccio condanna la Sardegna a dipendere ancora dal carbone per il 70% della sua produzione elettrica” denuncia il report. Anche il repowering degli impianti eolici, che prevede la sostituzione di turbine obsolete con modelli più efficienti, è stato praticamente vietato.
«In Italia la strada per realizzare nuovi impianti a fonti rinnovabili è ancora in salita». dichiara Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente. «Con questo report vogliamo ricordare a Governo e Regioni che per raggiungere gli obiettivi al 2030 previsti dal decreto aree idonee, ma anche per contrastare la crisi climatica e per ridurre la pesante bolletta energetica, il nostro Paese deve accelerare il passo con leggi che facilitino la diffusione di impianti a fonti pulite, invece che penalizzarli o escluderli come sta facendo la Sardegna. E che rischiano di copiare anche altre Regioni. Il paesaggio non è qualcosa di immutabile, anzi nel corso della storia è continuamente cambiato. Gli impianti vanno fatti subito e bene, bisogna far in modo che sia ben integrati nei diversi territori o ambiti urbani, per questo è fondamentale anche il confronto con le comunità e i territori. Restiamo convinti che l’identificazione delle aree idonee, non può limitarsi alle sole aree prive di vincoli, ma deve estendersi anche a quelle dove è possibile e più facile trarre beneficio, locale, regionale e nazionale, dalla presenza degli impianti».
Le performance regionali: luci e ombre
A livello regionale, il Trentino-Alto Adige guida la classifica con il 60,8% degli obiettivi raggiunti. Al contrario, regioni come Molise (7,6%), Sardegna (13,9%) e Calabria (14%) sono in coda. Tra le regioni rimandate figura la Puglia, a causa di restrizioni normative che penalizzano tecnologie innovative come il solare galleggiante e l’agrivoltaico.
Promossa invece la Lombardia, dove la normativa punta a semplificare i processi autorizzativi, pur con alcune criticità legate alla retroattività. Altre regioni, come il Piemonte e la Calabria, non hanno ancora definito linee guida chiare.
Le proposte di Legambiente per superare gli ostacoli
Per colmare il gap, Legambiente ha presentato un pacchetto di dodici proposte mirate a rendere più efficace la definizione delle aree idonee. Tra queste: ampliare le aree idonee oltre quelle marginali o degradate; promuovere l’eolico offshore, evitando di relegarlo a distanze eccessive dalla costa; sostenere l’agrivoltaico, includendo i campi agricoli produttivi.
«L’Italia deve sfruttare le potenzialità delle rinnovabili», afferma Gianni Silvestrini, direttore scientifico del Kyoto Club. «Ma i decreti attuali rischiano di creare nuovi ostacoli politici e normativi. Abbiamo le risorse per raggiungere gli obiettivi al 2030, ma serve rimuovere questi vincoli».
Un futuro in bilico
Con il fotovoltaico che a livello globale ha raggiunto 346 GW nel 2023 (+74% rispetto al 2022), il mondo sta accelerando sulla transizione energetica. L’Italia, pur avendo recuperato terreno negli ultimi anni, rischia di restare indietro. “Le norme insensate e l’ostruzionismo rallentano una rivoluzione necessaria per contrastare la crisi climatica e ridurre la bolletta energetica” conclude Legambiente.