Uno studio pubblicato sulla rivista scientifica Obesity ha analizzato l’efficacia di una politica pionieristica adottata dal Consiglio di Gateshead, in Inghilterra, nel 2015. La misura prevedeva una stretta regolamentazione sulle nuove aperture di fast food, con l’obiettivo di combattere l’obesità infantile, un problema particolarmente pressante in un Paese che registra tra i più alti tassi di obesità infantile in Europa.
In Inghilterra, il 40,9% dei bambini di 10-11 anni è in sovrappeso o obeso, un dato peggiorato durante la pandemia di Covid-19. Questa condizione non rappresenta solo un rischio immediato per la salute mentale e fisica dei bambini, ma prefigura anche un futuro di malattie croniche e costi sanitari crescenti. I dati evidenziano una stretta correlazione tra l’obesità infantile e fattori ambientali, in particolare la densità di fast food, che risulta significativamente più elevata nelle zone economicamente svantaggiate.
Nel 2015 il Consiglio di Gateshead, nel nord-est dell’Inghilterra, ha introdotto una normativa urbanistica che impedisce l’apertura di nuovi fast food in aree con alta densità di questi locali. La politica mirava a ridurre il tasso di obesità tra i bambini delle scuole elementari dal 23% al 10% entro il 2025. Gateshead è una delle aree più svantaggiate del Paese e, prima dell’implementazione della politica, aveva già un livello di obesità infantile superiore alla media nazionale.
L’analisi, condotta da un team di esperti delle Università di Newcastle e Teesside, ha utilizzato dati tra il 2011 e il 2019 provenienti da programmi di misurazione del peso infantile, dal registro igienico-alimentare dell’Agenzia per gli Standard Alimentari e dall’Ufficio per le Statistiche Nazionali.
I principali risultati dello studio mostrano che, a livello generale, non è stato osservato un impatto significativo sulla prevalenza di sovrappeso e obesità tra i bambini di Gateshead, che non ha mostrato variazioni statisticamente rilevanti rispetto ad altre aree di controllo nel nord-est dell’Inghilterra. Invece, nei quartieri più svantaggiati, dove la concentrazione di fast food era maggiore, è stata registrata una riduzione significativa del 4,8% nella prevalenza di obesità e sovrappeso infantile, rispetto alle aree di controllo.
Questo studio è il primo nel Regno Unito a valutare l’impatto sulla salute pubblica di politiche urbanistiche mirate a regolare l’ambiente alimentare. Sebbene non siano stati osservati effetti significativi a livello di popolazione, il miglioramento nelle aree più deprivate suggerisce che queste politiche possono ridurre le disuguaglianze sanitarie legate all’obesità.
Gli autori sottolineano che i cambiamenti nell’ambiente alimentare potrebbero richiedere più tempo per tradursi in miglioramenti diffusi nei tassi di obesità. Altri interventi, come l’educazione alimentare e il miglioramento dell’accesso a cibi sani, potrebbero potenziare l’efficacia delle restrizioni ai fast food.