In Italia, il cammino verso la sostenibilità è ancora lungo e tortuoso per la maggior parte delle imprese, mentre cresce il fenomeno del sustainability washing, una “sostenibilità di facciata” utilizzata per ingannare i consumatori. A rilevarlo è il 7° rapporto Index Future Respect, condotto da ConsumerLab in collaborazione con il Centro Studi Americani.
Secondo il rapporto, su 3.814 imprese analizzate, appena il 11,7% ha pubblicato un bilancio di sostenibilità. Tuttavia, spesso questi documenti risultano autoreferenziali, prolissi e privi di dati misurabili sugli impatti ambientali o sociali. Una comunicazione ambigua che alimenta il fenomeno del sustainability washing.
«Assistiamo a una preoccupante escalation del fenomeno sustainability washing, con informazioni mascherate o fuorvianti allo scopo di ingannare gli utenti», sottolinea ConsumerLab. Tra le pratiche più diffuse:
- Dichiarare iniziative di sviluppo sostenibile senza specificare tempistiche o soluzioni concrete.
- Presentare prodotti o attività come più ecologici o socialmente responsabili di quanto siano realmente.
- Diffondere affermazioni infondate su emissioni di carbonio, impatti sociali o benessere dei dipendenti.
Questa confusione comunicativa ha generato crescente scetticismo tra i consumatori: uno su cinque considera la sostenibilità una semplice strategia di marketing per aumentare i prezzi o migliorare l’immagine aziendale. «Sul fronte della sostenibilità, in Italia si assiste a un’arretratezza preoccupante», afferma Francesco Tamburella, presidente di ConsumerLab. «La maggior parte delle imprese non ha ancora compreso le opportunità offerte da un’evoluzione sostenibile e i benefici che questa potrebbe portare in termini di competitività».
Secondo Tamburella, la sostenibilità non è solo una responsabilità etica ma anche una leva strategica per affrontare le sfide globali, attrarre investimenti e rispondere a consumatori sempre più attenti e informati.
Il rapporto dice con chiarezza che è necessario un cambio di rotta, affinché la sostenibilità diventi una priorità reale per le imprese italiane, non un’operazione di facciata. Per farlo, serve un impegno concreto verso trasparenza, misurazione degli impatti e comunicazione responsabile.