A Baku i negoziati sulla finanza climatica di COP29 stanno entrando in una fase decisiva. L’obiettivo è stabilire un nuovo quadro finanziario post-2025, noto come Nuovo Obiettivo Collettivo Quantificato (NCQG). La proposta di compromesso presentata il 22 novembre dal presidente della COP, Mukhtar Babayev, punta a conciliare le richieste divergenti dei paesi in via di sviluppo e delle nazioni ricche. La proposta definisce due obiettivi distinti: 1.300 miliardi di dollari all’anno, cifra richiesta dai paesi in via di sviluppo per affrontare la crisi climatica; 250 miliardi di dollari all’anno, cifra offerta dai paesi sviluppati, in linea con discussioni informali che si sono svolte durante la conferenza.
Il piano prevede che i 250 miliardi iniziali rappresentino la base, provenienti dai bilanci dei paesi ricchi e da aiuti esteri, con ulteriori fondi da altre fonti, tra cui investimenti privati e nuove forme di finanziamento come tasse su attività ad alto contenuto di carbonio e il commercio di emissioni.
I paesi in via di sviluppo hanno giudicato l’offerta iniziale del Nord globale inadeguata. Juan Carlos Monterrey Gómez, delegato di Panama, ha sottolineato che i 250 miliardi sono “una cifra simbolica” rispetto alle necessità. Monterrey ha aggiunto che i paesi in difficoltà hanno bisogno di almeno 1,3 trilioni all’anno solo per avvicinarsi all’obiettivo climatico di 1,5 °C, evidenziando che senza un maggiore impegno finanziario si rischia di superare i 3 °C di riscaldamento globale.
Un aspetto critico riguarda la provenienza dei fondi. I paesi meno sviluppati chiedono che la maggior parte del denaro provenga dai paesi ricchi sotto forma di sovvenzioni, piuttosto che di prestiti, per evitare di aggravare i loro debiti. La bozza di accordo prevede un modello che combina contributi pubblici, nuovi strumenti fiscali e investimenti privati, per arrivare alla cifra totale di 1,3 trilioni.
Non si sono fatte attendere le reazioni della società civile. Organizzazioni come Power Shift Africa hanno definito la proposta “un insulto” e un tentativo del Nord globale di scaricare le proprie responsabilità storiche. Nonostante le critiche, il compromesso rappresenta un tentativo di avvicinare le parti e potrebbe segnare un passo importante verso un accordo definitivo, necessario per dare concretezza agli impegni climatici. Le discussioni proseguiranno oltre la scadenza formale del vertice, nella speranza di raggiungere un’intesa che soddisfi almeno in parte le richieste delle diverse fazioni.