Secondo il rapporto 2024 di Germanwatch, CAN e NewClimate Institute, l’Italia è alla 43ª posizione per performance climatiche globali (lievissimo miglioramento rispetto allo scorso anno, quando era al 44° posto). Nonostante il panorama mondiale in evoluzione, il nostro Paese mostra lentezza nel ridurre le emissioni e una strategia nazionale debole. La scarsa ambizione del Piano Nazionale Integrato Energia e Clima (PNIEC) fa sì che l’Italia si discosti dall’obiettivo di contenere il riscaldamento globale entro 1,5 °C, come richiesto dall’Accordo di Parigi.
Presentato alla COP29 di Baku, il rapporto valuta 63 Paesi e l’UE (90% delle emissioni globali) sulla base di emissioni, energie rinnovabili, efficienza energetica e politiche climatiche. Le prime tre posizioni restano vacanti, segnalando che nessuno ha implementato le misure necessarie. La Danimarca guida comunque il gruppo dal quarto posto, seguita da Olanda e Regno Unito, quest’ultimo in crescita grazie a nuove politiche ambiziose. Al contrario, la Cina, primo emettitore mondiale, scivola al 55° posto, mentre gli USA si confermano al 57°.
Il presidente di Legambiente, Stefano Ciafani, critica la politica energetica italiana: «L’Italia continua ad avere una visione miope che non riduce le bollette e crea nuove dipendenze energetiche da Paesi politicamente instabili. La crisi climatica accelera, e i danni in Italia colpiscono settori produttivi e agricoli, che avrebbero tutto l’interesse a ridurre le emissioni in linea con il Green Deal europeo». Ciafani sottolinea l’urgenza di un cambio di passo: «Se vogliamo risalire la classifica, servono politiche climatiche più incisive in mobilità ed edilizia. Solo grazie a rinnovabili, reti e innovazione potremo ridurre le emissioni del 65% entro il 2030. Il tempo delle fonti fossili è finito».
Il PNIEC italiano prevede una riduzione del 44,3% delle emissioni entro il 2030, ben lontano dal 65% necessario per l’obiettivo di 1,5 °C. Legambiente evidenzia come questa strategia, inclusiva di tecnologie non risolutive come CCS e nucleare, rischi di marginalizzare l’Italia a livello internazionale. Secondo lo scenario di Climate Analytics, per raggiungere la neutralità climatica entro il 2040 l’Italia dovrebbe puntare al 63% di rinnovabili nel mix energetico (91% nel settore elettrico) entro il 2030, con un completo phase-out del gas fossile entro il 2035.
A Baku, Legambiente sollecita azioni globali di giustizia climatica e fondi per i Paesi in via di sviluppo. «Accelerare la transizione non basta», spiega Mauro Albrizio, responsabile dell’ufficio europeo di Legambiente. «Per affrontare davvero l’emergenza climatica, servono anche politiche nei Paesi in via di sviluppo e risorse per la ricostruzione economica delle comunità vulnerabili. Alla COP29 chiediamo almeno 1.000 miliardi di dollari l’anno, mobilitabili anche attraverso una tassa sulle attività più inquinanti e il phasing-out dei sussidi alle fossili».