La rivoluzione della mobilità in Italia passa per la condivisione. È quanto emerge dal primo Rapporto Future Ways, presentato al Forum Nazionale della Mobilità Condivisa di Rimini dalla Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile. Lo studio delinea un quadro chiaro: investire nella sharing mobility e in un sistema di trasporto integrato può ridisegnare il futuro delle città italiane. Tra i benefici principali, risparmi per le famiglie fino a 3.800 euro l’anno, un calo netto delle emissioni di gas serra e la liberazione delle strade da milioni di automobili.
Edo Ronchi, presidente della Fondazione, non usa mezzi termini: «Tra il 2005 e il 2022, le emissioni dei trasporti su strada in Italia sono diminuite solo del 4%. Serve un deciso incremento della mobilità condivisa e pubblica, soprattutto nelle città. È indispensabile per migliorare la qualità degli spostamenti, ridurre il traffico, abbattere le emissioni e alleggerire il peso economico sulle famiglie».
Il costo dell’auto privata e il potenziale della sharing mobility
Attualmente, la mobilità italiana è dominata dall’auto privata, che rappresenta l’83% degli spostamenti, relegando quella condivisa al 17%. Dal 1971 a oggi, l’uso dell’auto per scuola o lavoro è passato dal 25% a due terzi della popolazione, con un numero di veicoli in costante crescita: dalle 6,3 milioni di automobili del 1966 si è arrivati a 40,9 milioni nel 2023.
La conseguenza è un settore dei trasporti responsabile di oltre il 25% delle emissioni totali di gas serra. Secondo il rapporto, un aumento del 30% della mobilità condivisa porterebbe a una riduzione delle emissioni pari a 18 milioni di tonnellate, coprendo oltre metà del target nazionale fissato per il 2030.
Nord e Sud divisi dalla mobilità pubblica
Nonostante la necessità di un cambio di paradigma, il trasporto pubblico italiano continua a soffrire per investimenti insufficienti e disomogeneità tra Nord e Sud. A Milano, i cittadini possono contare su 20.000 posti/km per abitante all’anno, mentre nel Mezzogiorno questa disponibilità scende drasticamente a soli 2.528 posti/km.
Anche le risorse economiche restano limitate: il Fondo nazionale per il trasporto pubblico è diminuito dai 5,05 miliardi di euro del 2013 ai 4,51 miliardi attuali. Un confronto con la Francia evidenzia il divario: nel 2023, la spesa pro capite italiana è stata di 119 euro, contro i 321 euro francesi.
Sei mosse per cambiare direzione
Il Rapporto Future Ways propone un piano concreto in sei punti per riequilibrare il sistema:
- Integrazione dei servizi di mobilità condivisa in un’unica rete sinergica.
- Riforme normative per agevolare innovazioni come quelle già attuate in Francia.
- Riallocazione dei fondi pubblici, dando priorità alla sharing mobility.
- Ripensamento degli spazi urbani per favorire trasporti diversificati.
- Focus sulla mobilità locale, riducendo l’impatto ambientale e sociale.
- Coinvolgimento di aziende e comunità, valorizzando mobility management e trasporti sociali.
La mobilità condivisa come rivoluzione culturale
«La sharing mobility non è solo una questione di spostamenti, ma una rivoluzione culturale ed economica», afferma Raimondo Orsini, coordinatore dell’Osservatorio Nazionale sulla Sharing Mobility. «Può migliorare la qualità della vita, rendere gli spazi urbani più vivibili e ridurre l’impatto ambientale. Tuttavia, per arrivare oltre l’attuale 16% del totale dei passeggeri/km, è necessario un impegno collettivo per cambiare lo status quo».
Il messaggio è chiaro: un’Italia meno dipendente dall’auto privata non è solo possibile, ma essenziale per affrontare le sfide economiche, ambientali e sociali dei prossimi decenni.