A tre giorni dalla chiusura dei lavori, prevale la delusione alla COP29 di Baku dopo il G20 appena concluso a Rio de Janeiro, da cui non è arrivato il tanto atteso impegno concreto in sostegno dei Paesi in via di sviluppo. Molti speravano in una dichiarazione politica forte che spingesse le maggiori economie del mondo ad aumentare i finanziamenti contro gli effetti devastanti del cambiamento climatico nei Paesi più vulnerabili, ma il risultato è stato molto diverso.
Dal G20 è emerso solo un vago appello a “catalizzare e incrementare gli investimenti da tutte le fonti e i canali per colmare il divario di finanziamento delle transizioni energetiche a livello globale, soprattutto nei Paesi in via di sviluppo”, insieme a un impegno generale per “facilitare i finanziamenti a basso costo per questi Paesi”. Tuttavia, i rappresentanti di Baku non hanno nascosto l’insoddisfazione per l’assenza di un impegno più vincolante.
Il dossier centrale della conferenza, il fondo specifico per sostenere i Paesi vulnerabili al riscaldamento globale, è rimasto bloccato senza quell’input che ci si attendeva dal G20. I Paesi vulnerabili, già gravemente colpiti dagli effetti della crisi climatica, continuano a chiedere un incremento degli aiuti, ma senza progressi significativi sui negoziati.
A Baku oggi si prospetta una giornata cruciale, incentrata su tematiche come cibo, agricoltura e acqua, con la partecipazione di ministri dell’Ambiente e dell’Energia che si uniscono ai negoziati, finora condotti dagli sherpa. Le discussioni però restano complesse, soprattutto sul fronte della finanza climatica, con posizioni ancora molto distanti. Il presidente della COP29, Mukhtar Babayev, ha espresso preoccupazione per la situazione, dichiarando ieri: «La mancanza di progressi concreti sulla finanza climatica ci lascia con poche opzioni. Senza un impegno chiaro, rischiamo di non raggiungere risultati significativi».
In compenso, qualche passo avanti si è registrato sul fronte dei mercati internazionali del carbonio, con progressi riguardanti il meccanismo dell’articolo 6 dell’Accordo di Parigi, simile al sistema europeo ETS, che stabilisce le basi per un mercato globale delle emissioni. Tuttavia, la strada verso un accordo soddisfacente appare ancora lunga e complessa, con i Paesi più colpiti dal cambiamento climatico che chiedono risposte immediate e concrete per far fronte alle crisi sempre più frequenti e devastanti.