L’aria a Nuova Delhi è diventata irrespirabile, con un livello di inquinamento atmosferico che mette in serio pericolo la salute dei residenti. L’ormai tipica nube di smog, che avvolge ogni inverno la capitale e gran parte dell’India settentrionale, ha raggiunto picchi senza precedenti, portando le autorità a chiudere tutte le scuole primarie e a imporre misure restrittive per ridurre il rischio sanitario.
Il particolato fine nell’aria avrebbe superato fino a 50 volte la soglia considerata sicura dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS). Le stime fornite da IQAir, organizzazione svizzera specializzata nel monitoraggio della qualità dell’aria, sono sconcertanti. Giovedì scorso, il particolato fine PM 2.5, noto per la sua capacità di penetrare profondamente nei polmoni e causare gravi problemi cardiovascolari e respiratori, ha raggiunto in media le 254 particelle per metro cubo d’aria, ben oltre il limite massimo giornaliero di 15 stabilito dall’OMS. Per il particolato più grande, il PM 10, i livelli hanno superato di 10 volte il limite OMS, arrivando a 495 particelle per metro cubo.
L’inquinamento atmosferico sta avendo un impatto immediato e diffuso sulla popolazione: i residenti segnalano irritazioni oculari, problemi respiratori e una costante difficoltà nel respirare aria pulita. Di fronte a questa emergenza, Marlena Atishi, primo ministro di Nuova Delhi, ha dichiarato giovedì su X: «A causa dei crescenti livelli di inquinamento, tutte le scuole primarie di Delhi passeranno alle lezioni online, fino a nuove disposizioni».
L’emergenza ha portato inoltre a un divieto temporaneo sulle costruzioni non essenziali, mentre le autorità hanno chiesto ai residenti di evitare di bruciare carbone e di uscire di casa solo per necessità. Misure straordinarie come la pulizia meccanizzata delle strade e l’irrorazione di antipolvere sono state introdotte per limitare il sollevamento di polveri nocive.
Appena rientrato nella capitale indiana dove lavora, lo storico scozzese William Dalrymple ha scritto su X: «Sono appena tornato a Delhi e ho trovato la città completamente avvolta nell’inquinamento. Anche alle 14.00, sulla strada è impossibile vedere a 100 metri di distanza. Non ho mai visto niente di simile in quarant’anni di vita qui».
Just arrived back in Delhi to find the city embalmed in an all-enveloping burial shroud of pollution. Even at 2pm impossible to see 100m across the runway.
— William Dalrymple (@DalrympleWill) November 18, 2024
I've never seen anything like this in forty years of living here. What a fate for the City of Djinns- still, at its best the… pic.twitter.com/F0l8SRJWTw
Le conseguenze dell’inquinamento sono visibili ben oltre i confini della capitale. Lo smog ha offuscato i cieli fino a coprire monumenti simbolo dell’India come il Taj Mahal, situato a circa 220 km di distanza, e il Tempio d’Oro di Amritsar, tra i siti più sacri della religione Sikh. Gli effetti dell’inquinamento atmosferico hanno colpito anche il traffico aereo: il monitoraggio di Flightradar24 ha rivelato che giovedì pomeriggio l’88% delle partenze e il 54% degli arrivi presso gli aeroporti della capitale hanno subito ritardi a causa della ridotta visibilità.
Ogni inverno, Nuova Delhi e gli stati del nord si trovano a combattere contro livelli critici di inquinamento atmosferico. La combinazione di temperature in calo, fumo, polvere e bassa velocità del vento, aggravata dalle emissioni veicolari e dalla pratica agricola di bruciare le stoppie dei raccolti, crea un mix letale che resta intrappolato nell’atmosfera stagnante.