Alla prossima COP29, la conferenza sul clima delle Nazioni Unite che si terrà a Baku, Azerbaigian, dall’11 al 22 novembre, i leader mondiali saranno soprattutto chiamati a ridisegnare il futuro della finanza climatica. Al centro dei negoziati vi è il “New Collected Quantified Goal” (Ncqg), un nuovo strumento finanziario che dal 2026 sostituirà il fondo da 100 miliardi di dollari annui previsto dall’Accordo di Parigi. L’obiettivo? Stabilire nuovi finanziamenti e meccanismi di supporto agli stati più vulnerabili e ridefinire regole e responsabilità che li accompagnino.
«La finanza sul clima sarà il tema fondamentale della conferenza, e dominerà il negoziato», ha dichiarato Federica Fricano, vicecapo della delegazione italiana alla Cop29 e veterana dei negoziati climatici per il Ministero dell’Ambiente. Parlando durante un webinar del think tank Ecco, Fricano ha spiegato che «dovremo definire il New Collected Quantified Goal, cioè lo strumento che dal 2026 dovrà sostituire il fondo da 100 miliardi di dollari all’anno dell’Accordo di Parigi».
Il nuovo fondo dovrà fissare criteri chiari per determinare il livello dei contributi di ciascun paese, includendo non solo i finanziamenti pubblici, ma anche quelli privati. «Il nostro obiettivo è il mantenimento dei 100 miliardi, includendo tutte le forme di finanziamento, anche quelle private, non solo quelle pubbliche», ha sottolineato Fricano. Al centro delle discussioni vi sarà l’ipotesi di ampliare la base dei donatori, rivedendo le categorie di paese in via di sviluppo e considerando le attuali capacità economiche delle nazioni, piuttosto che attenersi alle classificazioni degli anni ’90.
Equilibrio tra donatori e paesi vulnerabili
Un altro nodo critico sarà la gestione dei fondi e il principio di accountability. I paesi vulnerabili chiedono autonomia nella gestione delle risorse, ma i donatori sono inclini a stabilire meccanismi rigorosi per tracciare i flussi finanziari e monitorare l’effettiva destinazione degli aiuti. «I paesi vulnerabili puntano ad avere i soldi e gestirli in autonomia», ha aggiunto Fricano. «I donatori, invece, porranno la questione dell’accountability: non solo quanto hai dato, ma anche dove sono finiti quei fondi».
Adattamento e Global Stocktake: le sfide della COP29
La Cop29 affronterà anche la questione di nuovi indicatori per misurare i progressi nell’adattamento ai cambiamenti climatici. Inoltre, sarà uno spazio per discutere i risultati del Global Stocktake di Dubai, la verifica quinquennale dei progressi verso gli obiettivi di Parigi. Secondo Eleonora Cogo, esperta di finanza climatica presso il think tank italiano Ecco, il negoziato dovrà chiarire l’orientamento dei finanziamenti. «Si dovrà stabilire se l’obiettivo del fondo saranno solo mitigazione e adattamento, o se includerà anche i ristori per le perdite e i danni (loss & damage)», spiega Cogo, aggiungendo che occorrerà decidere «se il fondo dovrà considerare solo la finanza pubblica o includere anche la finanza privata».
A Baku, la comunità internazionale si prepara, insomma, a ridisegnare la mappa della finanza climatica per il prossimo decennio, in un processo che potrebbe ridefinire il peso e l’impatto dei finanziamenti sul clima per le generazioni future.