L’Italia si distingue in Europa per il settore biologico, con oltre 84mila aziende agricole attive, più del doppio rispetto alla Germania e un terzo in più della Francia. Si tratta di un primato, però, che richiede un rafforzamento sul mercato interno, poiché mentre l’export vale 3,6 miliardi di euro, la spesa interna nella Grande Distribuzione si attesta su 3,8 miliardi. Un equilibrio tra consumi interni e vendite estere che, secondo Coldiretti, potrebbe crescere ulteriormente, portando maggior valore all’intera filiera.
Nella spesa domestica, frutta, verdura, latte e formaggi rappresentano il 66% del carrello biologico, un dato che sottolinea come il biologico fresco, non trasformato, sia centrale nelle preferenze degli italiani. Tuttavia, questa posizione di vantaggio è minacciata dalla crescita delle importazioni di prodotti biologici dall’estero, aumentate del 40% nel 2023. A detta di Coldiretti, tale incremento potrebbe mettere in crisi il settore nazionale, dato che i prodotti importati non sempre rispettano gli standard di sicurezza e qualità richiesti alle aziende italiane.
«Sostenere il principio di reciprocità a livello europeo è essenziale», spiega Maria Letizia Gardoni, presidente di Coldiretti Bio, «ovvero assicurare che anche i prodotti provenienti dai Paesi terzi rispettino le regole imposte in UE. Non possiamo accettare l’ingresso di cibi coltivati con pratiche non consentite da noi. Fermare la concorrenza sleale e valorizzare il vero prodotto tricolore sono le basi per costruire filiere biologiche autentiche, dal campo alla tavola».
Coldiretti lancia quindi un allarme: senza un’adeguata tutela del prodotto nazionale, l’Italia rischia di passare da produttore di eccellenza a importatore, con una perdita potenziale per l’intero settore e per la sostenibilità della filiera.