L’Italia, con i suoi quasi 8mila km di coste, non è semplicemente un territorio mediterraneo, ma un vero e proprio “maritorio”, un ponte naturale tra Europa, Africa e Medio Oriente.
La centralità del Mediterraneo, spesso sottovalutata in favore dei grandi oceani, è in realtà fondamentale sotto molteplici aspetti. Dal punto di vista economico, questo mare rappresenta una via di comunicazione essenziale per il commercio globale. La sua importanza strategica è tale che potenze esterne, come Cina e Russia, stanno intensificando la loro presenza nell’area, riconoscendone il valore geopolitico.
In questo scenario, l’Italia ha l’opportunità e la responsabilità di giocare un ruolo da protagonista. Il nostro Paese, sede di organizzazioni internazionali come FAO, IFAD e World Food Programme, ha una lunga tradizione di impegno per la sicurezza alimentare e lo sviluppo sostenibile. Questa eredità si combina oggi con iniziative innovative come il Piano Mattei per l’Africa.
Il Piano Mattei rappresenta un approccio lungimirante alla cooperazione con il continente africano, in netto contrasto con le logiche colonialiste del passato. In ambito agricolo, il piano prevede investimenti significativi in agricoltura sostenibile e rigenerativa. Un esempio concreto è l’accordo con l’Algeria per il recupero di 36mila ettari di terreno, che vedrà la creazione di un’intera filiera produttiva basata su principi di sostenibilità.
Questo approccio riflette una visione del Mediterraneo non come frontiera, ma come spazio di connessione e sviluppo condiviso. È una visione che trova le sue radici più profonde nella Dieta Mediterranea, patrimonio immateriale dell’UNESCO che va ben oltre un semplice modello alimentare.
In questo contesto, il ruolo di Pollica come coordinatore delle Comunità Emblematiche della Dieta Mediterranea assume un significato particolare. Questa piccola comunità cilentana si fa portavoce di un patrimonio vivente che racchiude in sé non solo pratiche alimentari, ma un intero stile di vita. La Dieta Mediterranea, con la sua capacità di valorizzare le diversità bio-culturali, diventa un modello di sviluppo sostenibile e inclusivo.
La sfida che ci attende è complessa ma entusiasmante. Dobbiamo ripensare il Mediterraneo non solo come spazio geografico, ma come laboratorio di idee e pratiche per un futuro sostenibile. Questo significa affrontare questioni cruciali come la sicurezza alimentare, la gestione delle risorse idriche, la mitigazione del cambiamento climatico e la promozione di un’economia blu sostenibile.
Il Mediterraneo può essere considerato come il primo “internet” della storia, una rete di connessioni infinite che ha permesso lo scambio di idee, culture e tecnologie tra le civiltà che si affacciavano sulle sue sponde. Questo mare ha rappresentato per millenni una sorta di autostrada d’acqua, facilitando i contatti e le interazioni tra popoli diversi, molto prima dell’avvento delle moderne tecnologie di comunicazione.
Lucio Caracciolo, direttore di Limes, sottolinea come i recenti mutamenti internazionali ci obblighino a “guardare l’economia dal Mar Mediterraneo” per comprendere le nuove dinamiche globali che si stanno delineando. Il Mediterraneo, infatti, non è più solo un confine meridionale dell’Europa, ma sta diventando sempre più un centro nevralgico per gli equilibri mondiali.
Gli analisti di Limes evidenziano come la crescente presenza di potenze extra-regionali nel Mediterraneo – in particolare Cina e Russia – stia modificando gli equilibri tradizionali. Questo fenomeno richiede una risposta strategica da parte dell’Italia e dell’Europa, che devono riaffermare il proprio ruolo in quello che storicamente è stato il “Mare Nostrum”.
Un aspetto cruciale evidenziato dagli esperti è l’importanza delle rotte commerciali mediterranee. Con l’aumento delle tensioni geopolitiche in altre aree del mondo, come il Mar Rosso, il Mediterraneo sta riacquistando importanza come via di transito per il commercio globale. Questo offre opportunità significative per i Paesi costieri, ma richiede anche investimenti in infrastrutture portuali e logistiche.
Limes pone l’accento anche sul ruolo del Mediterraneo nella sicurezza energetica europea. Le recenti scoperte di giacimenti di gas naturale nel Mediterraneo orientale hanno aperto nuovi scenari geopolitici, con potenziali impatti significativi sugli equilibri regionali e globali.
Un altro tema centrale nell’analisi di Limes è quello delle migrazioni. Il Mediterraneo è diventato il teatro di una delle più grandi crisi umanitarie del nostro tempo, e la gestione dei flussi migratori rappresenta una sfida cruciale per l’Italia e l’Europa. Gli esperti sottolineano la necessità di un approccio integrato che coniughi sicurezza, solidarietà e cooperazione con i Paesi di origine e transito.
La rivista evidenzia anche l’importanza di una strategia mediterranea che vada oltre la semplice dimensione marittima. Il concetto di “Mediterraneo allargato”, che include il Sahel e il Corno d’Africa, è fondamentale per comprendere le dinamiche di sicurezza e sviluppo della regione.
Inoltre, il nostro Paese può e deve farsi promotore di un dialogo costruttivo tra le diverse sponde del Mediterraneo. In un momento storico segnato da tensioni e conflitti, l’approccio inclusivo e collaborativo della Dieta Mediterranea può fungere da modello per la costruzione di ponti culturali e diplomatici.
Il “Futuro Mediterraneo” che immagino è un futuro in cui questo mare torna ad essere un crocevia di culture, idee e innovazioni. Un futuro in cui le sfide globali – dal cambiamento climatico alla sicurezza alimentare – vengono affrontate con visione globale, ma attraverso soluzioni locali e sostenibili, radicate nella ricca tradizione mediterranea ma proiettate verso l’innovazione.
Per arricchire ulteriormente la nostra riflessione sul Mediterraneo, è fondamentale considerare la visione di Roberto Napoletano, direttore di Feuromed, Festival Euromediterraneo dell’Economia, e autore del concetto di “mondo capovolto”. Napoletano offre una prospettiva rivoluzionaria che ridefinisce il ruolo del Mediterraneo e, di conseguenza, del Sud Italia nel contesto geopolitico globale.
Secondo Napoletano, “Napoli è la Capitale del Mediterraneo e il Mezzogiorno italiano non è più periferia, ma centro: motore di pace e sviluppo nell’area cruciale del nuovo mondo, luogo di incontro delle religioni, suo potenziale grande hub energetico e possibile Eldorado dei capitali internazionali”. Questa visione capovolge letteralmente la percezione tradizionale del Sud Italia, trasformandolo da area marginale a opportunità strategica per l’Italia, l’Europa e l’intero bacino mediterraneo.
Il concetto di “mondo capovolto” di Napoletano si basa sull’idea che il Mezzogiorno italiano sia oggi “il primo dei Sud del mondo in prevalenza autocratici, banalmente perché è il più sicuro, regolamentato con le normative di un Paese del G7, collocato in una postazione strategica che non ci può togliere nessuno”. Questa nuova prospettiva non solo ridefinisce il ruolo del Sud Italia, ma offre anche una chiave di lettura innovativa per comprendere le dinamiche geopolitiche del Mediterraneo.
Napoletano sottolinea come il nuovo Sud abbia “contribuito in misura significativa al primato italiano di crescita europea dal post Covid a oggi e può ambire a unire progressivamente il Paese anche sul piano economico e sociale”. Questa visione si allinea perfettamente con l’idea del Mediterraneo come cuore pulsante del futuro globale, evidenziando come la regione possa diventare un motore di crescita e innovazione.
Tuttavia, Napoletano avverte che per realizzare questo potenziale sono necessarie due condizioni fondamentali: un cambiamento nella narrazione del Sud, che ne valorizzi le potenzialità spesso ignorate, e la rimozione dei “macigni del ritardo strutturale italiano” che hanno portato ai divari economici e sociali tra Nord e Sud.
In questo contesto, il Piano Mattei, citato da Napoletano, assume un’importanza cruciale. Esso rappresenta non solo una strategia politica, ma un’opportunità per “unire negli studi e nell’apprendistato le università e gli istituti tecnici delle due sponde del Mare Nostrum per formare la classe dirigente euromediterranea di domani”.
La visione di Napoletano del “mondo capovolto” ci invita a ripensare il ruolo del Mediterraneo e del Sud Italia in un contesto globale in rapida evoluzione. Ci sfida a vedere oltre i confini tradizionali e a riconoscere le opportunità uniche che questa regione offre per affrontare le sfide del XXI secolo. Come ha detto Alessandro Brunello, abbracciare l’identità “terrona” e scegliere di trasferirsi al Sud è una vera e propria scelta patriottica, che riconosce nel Mezzogiorno non solo le nostre radici storiche e culturali, ma anche il potenziale per il rinascimento economico e sociale dell’Italia.
Per realizzare questa visione, è essenziale che l’Italia assuma pienamente il suo ruolo di leader mediterraneo. Ciò significa investire in infrastrutture portuali all’avanguardia, potenziare la nostra presenza diplomatica nella regione e promuovere attivamente la cooperazione scientifica e culturale tra i Paesi del bacino.
Il Mediterraneo non è solo il nostro passato, ma la chiave del nostro futuro. È il luogo dove le sfide globali incontrano soluzioni locali, dove tradizione e innovazione si fondono per creare modelli di sviluppo sostenibile. Come italiana e come cittadina del mondo, sono convinta che investire nel “Futuro Mediterraneo” significhi investire in un futuro migliore per tutti.
In conclusione, il Mediterraneo si conferma come un asset strategico di inestimabile valore per l’Italia e per il mondo intero. La nostra sfida è trasformare questa consapevolezza in azioni concrete, facendo del Mare Nostrum un laboratorio di sostenibilità, innovazione e cooperazione internazionale. Solo così potremo onorare il nostro passato e costruire un futuro all’altezza delle sfide che ci attendono.