Ora dopo ora assume proporzioni sempre più grandi la tragedia che ha colpito la Spagna, dove una serie di violente alluvioni ha scosso profondamente il Paese tra martedì pomeriggio e mercoledì mattina, provocando almeno 95 vittime e un numero ancora imprecisato di dispersi, con la Comunità Valenciana come epicentro della devastazione. Fiumi di acqua e fango hanno travolto la regione, in particolare le località a sud ed est di Valencia, dove in sole otto ore è caduta una quantità di pioggia pari a quella di un anno intero, con un picco di 490 millimetri.
Il fenomeno atmosferico responsabile, noto come Dana (Depresión Aislada en Niveles Altos), è stato descritto dai meteorologi come uno dei più intensi degli ultimi cento anni. Il ciclone, portatore di piogge torrenziali e nubifragi, ha gettato nel caos la Comunità Valenciana, ma anche parte della Castiglia-La Mancia e dell’Andalusia. Oltre alle gravi perdite umane, le alluvioni hanno paralizzato il trasporto ferroviario, distrutto autostrade e danneggiato pesantemente la rete stradale, mettendo in ginocchio decine di comuni, dove ponti e infrastrutture sono stati letteralmente spazzati via.
Pedro Sánchez, il premier spagnolo, ha confermato la portata dell’emergenza: «Ci sono decine di comuni allagati, strade interrotte e ponti distrutti. L’emergenza non è finita, e il mio appello è chiaro: non uscite in strada se non è strettamente necessario». La Moncloa ha decretato tre giorni di lutto nazionale per le vittime e ha sottolineato come priorità l’assistenza alle famiglie dei dispersi, impegnando oltre 2.000 persone tra forze dell’ordine, sanitari, e personale dell’esercito. «La Spagna intera piange con voi», ha aggiunto Sánchez, «e non vi lasceremo soli».
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Un campanello d’allarme sui cambiamenti climatici
Secondo un meteorologo spagnolo intervistato durante l’emergenza, le condizioni estreme delle ultime ore sono un tragico segnale dell’impatto crescente del cambiamento climatico sulla regione mediterranea. «Questi eventi, un tempo rari, stanno diventando più frequenti e intensi. L’aumento delle temperature favorisce un maggior accumulo di umidità nell’atmosfera, e l’instabilità delle Dana porta piogge violente e concentrate in aree ristrette», ha spiegato l’esperto. «Il Mediterraneo si sta riscaldando più velocemente della media globale, alimentando fenomeni di questa portata».
Il fisico del clima del CNR Antonello Pasini, in un commento raccolto dall’Ansa dice: «Noi ricercatori non sappiamo ancora se a causa del riscaldamento globale gli eventi meteo estremi sono diventati più frequenti. Ma siamo sicuri che sono diventati più violenti». Pasini ha poi aggiunto che «l’alluvione su Valencia è stata dovuta a quella che chiamiamo una “goccia fredda”, una depressione con aria fredda all’interno, che si stacca dal flusso delle correnti d’aria che vanno da ovest verso est e scende alla latitudine della Spagna. Non è un fenomeno rarissimo, ma con il riscaldamento globale diventa più intenso».
Rimpalli politici e gestione dell’allerta
Mentre il Paese piange le sue vittime, non sono mancate le polemiche politiche sulla gestione dell’allarme. Al centro delle critiche è il presidente della Regione di Valencia, Carlos Mazón, accusato di aver sottovalutato l’allerta meteo diramata già alle sette del mattino di martedì dall’Agenzia meteorologica spagnola (Aemet). Le misure di sicurezza per i residenti, infatti, sono state attivate solo undici ore dopo, alle 20:03, quando l’alluvione aveva già messo in ginocchio la provincia.
Nel frattempo, l’Aemet mantiene attive le allerte arancioni in Catalogna e nella Comunità Valenciana, mentre in Andalusia ed Estremadura le autorità locali hanno segnalato il rischio di forti piogge per le prossime ore.
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