Il numero delle nascite in Italia continua a scendere, segnando un nuovo record negativo nel 2023 con 379.890 bambini nati, un calo del 3,4% rispetto all’anno precedente. Questa tendenza negativa prosegue anche nel 2024, con una diminuzione di 4.600 unità nei primi sette mesi rispetto allo stesso periodo del 2023. Si tratta di una crisi che riflette un fenomeno di lungo corso, con un calo complessivo di quasi 200.000 nascite dal 2008 a oggi. È la fotografia scattata dall’Istat con il suo Report sulla natalità e fecondità della popolazione residente nel 2023.
Il tasso di fecondità per donna si attesta a 1,20 figli nel 2023, in flessione rispetto al 2022 (1,24). I motivi dietro questo dato, vicino al minimo storico del 1995, sono legati a fattori sia culturali che economici. Le donne in età feconda (15-49 anni) sono in diminuzione. Le generazioni del “baby boom” (anni ’60 e ’70) hanno superato l’età fertile, e le generazioni successive, nate durante il “baby bust” (quando la natalità era più bassa), costituiscono una popolazione femminile numericamente inferiore.
Altrettanto rilevanti sono le motivazioni di carattere economico e sociale. Il difficile accesso al mercato del lavoro stabile, le difficoltà economiche e l’incertezza abitativa sono fattori determinanti. I giovani escono più tardi dal nucleo familiare e rinviano la scelta di avere figli.
Il 2023 ha anche visto una significativa diminuzione delle nascite di primo ordine (i primogeniti), con un calo del 3,1%. La riduzione è ancora più accentuata per i secondi figli (-4,5%) e quelli di ordine superiore (-1,7%). Questo calo si registra in tutte le aree del Paese, con il Centro Italia che registra il calo più marcato per i primogeniti (-3,6%).
La diminuzione dei nati è attribuibile per la quasi totalità al calo delle nascite da coppie di genitori entrambi italiani, che costituiscono oltre i tre quarti delle nascite totali. I nati da genitori italiani, pari a 298.948 nel 2023, sono circa 12mila in meno rispetto al 2022 (-3,9%) e 181mila in meno rispetto al 2008 (-37,7%). I nati da coppie in cui almeno uno dei genitori è straniero sono invece 80.942, in calo dell’1,5% sul 2022 e del 25,1% rispetto al 2012, anno in cui si è registrato il numero massimo. A diminuire sono state in particolar modo le nascite da genitori entrambi stranieri, in calo del 3,1% sul 2022 e del 35,6% nel confronto con il 2012 (-28.447 unità).
Anche le nascite da genitori in cui almeno uno dei due partner è straniero sono in diminuzione, passando da 82.216 nel 2022 a 80.942 nel 2023. Questa riduzione riguarda soprattutto le coppie con entrambi i genitori stranieri, con un calo del 3,1% rispetto al 2022. Tuttavia, le nascite da genitori stranieri continuano a rappresentare il 21,3% del totale.
La regione con la più alta incidenza di nati stranieri rispetto al totale è l’Emilia-Romagna (21,9%). Tra le altre regioni del Nord, un nato su cinque è straniero in Liguria e Lombardia; seguono il Veneto (18,6%), il Piemonte e il Friuli Venezia Giulia (17,9%). Al Centro spicca la Toscana (18,1%), mentre nel Mezzogiorno la percentuale è decisamente più contenuta, con un minimo in Sardegna del 3,9% e un massimo in Abruzzo del 10%. Per il complesso dei nati con almeno un genitore straniero, al primo posto ci sono i nati da coppie in cui almeno uno dei genitori è rumeno (11.450 nati nel 2023), seguono quelli con almeno un genitore marocchino (9.943) e albanese (9.218); queste tre cittadinanze coprono il 37,8% delle nascite da coppie con almeno un genitore straniero.