Se prendiamo in considerazione l’intero patrimonio arboreo del nostro Paese (circa 12 miliardi di alberi, tronco più tronco meno) e la sua estensione (11 milioni di ettari), ci accorgiamo che gli alberi monumentali rappresentano una infinitesima porzione (4.288). Eppure, proprio per questo carattere di esiguità, oltre che per la rilevanza storica, culturale, botanica, paesaggistica e ambientale, sono elementi importantissimi da gestire e conservare.
La protezione di questi monumenti viventi in Italia ha seguito un percorso complesso, reso ancora più articolato dall’intersezione e sovrapposizione di norme statali e regionali di tipo paesaggistico e naturalistico che nel tempo hanno prodotto procedure di catalogazione e registrazione difficili e non sempre omogenee. Un primo, generico riferimento è nella Legge n. 1497 del 1939 “Protezione delle bellezze naturali”, in cui si faceva riferimento alle “[…] cose immobili che hanno cospicui caratteri di bellezza naturale o di singolarità geologica; le ville, i giardini e i parchi che, non contemplati dalle leggi per la tutela delle cose d’interesse artistico o storico, si distinguono per la loro non comune bellezza; i complessi di cose immobili che compongono un caratteristico aspetto avente valore estetico e tradizionale; le bellezze panoramiche considerate come quadri naturali e così pure quei punti di vista o di belvedere, accessibili al pubblico, dai quali si goda lo spettacolo di quelle bellezze […]”.
Successive introduzioni e abrogazioni hanno affinato quel primo, rudimentale inquadramento, arrivando con D.Lgs. 63/2008 a parlare finalmente di “alberi monumentali” e istituendo, con la successiva Legge n. 10/2013, anche un registro nazionale e relativi criteri di censimento.

Cosa fa di un albero un albero monumentale
L’individuazione e la catalogazione degli alberi monumentali richiedono una valutazione approfondita di molteplici aspetti naturalistici e culturali, con un’attenzione particolare a fattori come età, dimensione, forma, rarità botanica, architettura, interazione con il paesaggio e significato storico-culturale. Questi criteri possono essere organizzati secondo due grandi categorie: quella naturalistica e quella culturale.
Se guardiamo alla prima, uno dei principali criteri è il valore legato all’età e alle dimensioni dell’albero. Questo include parametri come la circonferenza del tronco, l’altezza complessiva e l’ampiezza della chioma (pare che il Ficus Macrophylla nel giardino di Villa Garibaldi a Palermo abbia la chioma più grande d’Europa: ben 50 metri). Anche alberi che hanno raggiunto dimensioni eccezionali o che sono particolarmente longevi sono candidati ideali per essere riconosciuti come monumentali, così come quelli dalle forme uniche, particolarmente maestose o distintive.
Anche il valore ecologico è fondamentale, e alberi che svolgono un ruolo cruciale negli ecosistemi locali, offrendo habitat per molte specie e contribuendo alla biodiversità, sono particolarmente preziosi; questo valore ecologico li rende a maggior ragione degni di protezione e riconoscimento. Infine, viene preso in considerazione il valore legato alla rarità botanica: alberi che appartengono a specie rare o minacciate, o che rappresentano varietà botaniche di particolare interesse scientifico, sono candidati privilegiati per lo status di “monumentale”.
Oltre ai criteri naturalistici, ci sono fattori culturali che giocano un ruolo significativo, e il valore legato alla cultura considera esemplari che sono parte integrante di strutture architettoniche o di giardini storici, contribuendo all’armonia e alla bellezza complessiva dell’ambiente costruito. Non solo: gli alberi che arricchiscono il paesaggio, creando scenari di grande bellezza e interesse visivo, sono riconosciuti per il loro contributo estetico.
Infine, non può mancare in queste valutazioni il valore storico-culturale-religioso: esemplari che sono stati testimoni di eventi storici (è il caso del Tiglio di Napoleone a Tarvisio, che ha visto diverse e sanguinose battaglie tra esercito francese e austroungarico), che hanno un significato religioso o culturale particolare, vengono riconosciuti e protetti.
Non solo saggi, ma anche utili
Gli alberi monumentali rappresentano un patrimonio naturale inestimabile, ma la loro protezione va ben oltre la semplice conservazione paesaggistica; questi giganti verdi infatti sono sì testimoni viventi della storia e della cultura di un territorio, ma giocano anche un ruolo importante nella lotta al cambiamento climatico: grazie alle loro dimensioni e alla loro longevità, sono capaci di assorbire notevoli quantità di anidride carbonica dall’atmosfera, contribuendo a ridurre la concentrazione del principale gas serra.
Non solo: sono spesso habitat per una vasta gamma di specie animali e vegetali e la loro protezione contribuisce quindi alla conservazione della biodiversità, offrendo rifugio e risorse vitali per molti animali ed insetti – un elemento particolarmente importante in un’epoca in cui la perdita di biodiversità è accelerata dalla crisi climatica e dalla distruzione degli habitat naturali. Infine, svolgono un ruolo cruciale nella regolazione del microclima locale (fattore non trascurabile, visto che oltre il 30% di quelli a registro si trova in contesti urbani), contribuendo a moderare le temperature, riducendo le isole di calore e migliorando la qualità dell’aria attraverso la produzione di ossigeno e la rimozione di inquinanti atmosferici.