L’Italia sta accumulando un notevole ritardo nel raggiungimento dei 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDGs) fissati dall’Agenda 2030 delle Nazioni Unite. A sottolinearlo è il rapporto dell’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (ASviS), presentato a Roma con il titolo “Coltivare ora il nostro futuro”. Il quadro è particolarmente preoccupante: tra il 2010 e il 2023, il Paese ha registrato peggioramenti su temi cruciali come povertà, disuguaglianze e qualità degli ecosistemi terrestri.
Secondo l’ASviS, solo 8 dei 37 obiettivi quantitativi legati agli impegni europei e nazionali sono raggiungibili entro il 2030, mentre 22 risultano fuori portata e per altri 7 l’esito rimane incerto. “L’Italia procede su un sentiero di sviluppo insostenibile”, avverte il rapporto, “e nonostante gli impegni presi a livello internazionale, le scelte fatte finora sono insufficienti”.
Ritardi e segnali di peggioramento
Tra i peggioramenti più significativi si segnalano la povertà, in costante aumento, e le disuguaglianze sociali, affiancate dal degrado degli ecosistemi terrestri. La presidente di ASviS, Marcella Mallen, ha espresso forte preoccupazione: «L’aumento della povertà assoluta, che ha raggiunto l’8,5%, e l’alto tasso di abbandono scolastico, che coinvolge il 10,5% dei giovani, sono dati che un Paese come il nostro non può ignorare senza provare imbarazzo». Mallen ha anche evidenziato l’urgenza di un intervento strutturato e incisivo, richiamando alla necessità di migliorare i servizi sanitari, promuovere l’occupazione femminile e potenziare i servizi per l’infanzia.
Un progresso insufficiente
Seppur con limitati miglioramenti in aree come salute, istruzione e parità di genere, il ritmo attuale di progresso è troppo lento. Il direttore scientifico di ASviS, Enrico Giovannini, ha avvisato: «Al ritmo attuale, solo il 17% dei target globali sarà raggiunto. Per un terzo di questi, non vi è un progresso significativo o si sta persino tornando indietro». Giovannini ha criticato il greenwashing e le false soluzioni che spesso mascherano la mancanza di veri cambiamenti strutturali, definendo la sostenibilità come qualcosa di molto più complesso di semplici ritocchi alle politiche esistenti.
La necessità di un piano nazionale d’accelerazione
Per invertire la rotta, Mallen ha invocato un “Piano di accelerazione nazionale” affidato direttamente alla Presidenza del Consiglio, che si faccia carico della responsabilità di guidare il Paese verso gli SDGs. Questo richiede una forte volontà politica, supportata da investimenti adeguati, per garantire la transizione ecologica e il miglioramento delle condizioni di vita della popolazione. «Questo non è il tempo del disimpegno, è il tempo di coltivare il nostro futuro», ha dichiarato Mallen, auspicando un impegno corale di tutte le componenti della società.
La crescente richiesta di cambiamento
Nonostante il ritardo delle istituzioni, la domanda di sostenibilità cresce. I sondaggi riportano che il 93% degli italiani ritiene urgente rafforzare gli impegni nella lotta al cambiamento climatico, e il 65% chiede un cambiamento radicale del sistema politico ed economico. La popolazione percepisce chiaramente i rischi di non agire: il 62% teme che il pianeta sia vicino a pericolosi punti di rottura.
La crisi internazionale, con i conflitti in Ucraina e Medio Oriente, aggrava ulteriormente la situazione. «La diplomazia deve tornare protagonista», ha dichiarato Mallen, sottolineando l’importanza di una “voce forte e unitaria dell’Unione Europea” per ristabilire pace e sviluppo sostenibile, elementi strettamente interconnessi.