“L’automotive in Italia, così come in Europa, è al collasso. A rischio non è solo la produzione, ma l’intera prospettiva occupazionale e industriale” denunciano i sindacati nel volantino che accompagnava le proteste di questi giorni e che ha dato il la allo sciopero di quest’oggi. Le richieste sono chiare: “Sono urgenti risposte da parte dell’Unione Europea, del governo, di Stellantis e delle aziende della componentistica”, si legge nel comunicato.
Con lo slogan “L’automotive merita di più”, i lavoratori hanno invaso le piazze di diverse città italiane — da Torino a Roma, passando per Bari, Napoli e altre — manifestando contro la mancanza di una strategia chiara per il futuro del settore. Tra i promotori delle proteste anche Fismic Confsal, Uglm e l’Associazione Quadri.
Maurizio Landini, segretario generale della Cgil, ha parlato senza mezzi termini durante un’intervista ad Agorà su Rai3: «Il settore auto è strategico, ma è in grave pericolo. Non c’è un piano industriale chiaro che delinei il futuro, e noi non possiamo permettere che tutto questo accada senza fare nulla». Landini ha esortato il governo a prendere in mano la situazione: «Serve un rilancio delle politiche industriali. Il governo deve convocare le parti sociali, Stellantis e le aziende della componentistica a Palazzo Chigi per elaborare un piano strategico complessivo, in Italia e in Europa». Il problema principale, secondo Landini, è il crollo della produzione: «In Italia stiamo producendo solo 300.000 auto l’anno, mentre avremmo la capacità per 1,5 milioni. Questo è insostenibile per il futuro del settore».
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A Roma, lo sciopero unitario indetto da Fim-Cisl, Fiom-Cgil e Uilm-Uil ha richiamato migliaia di lavoratori, con l’obiettivo di difendere l’occupazione e chiedere investimenti per il rilancio dell’industria automobilistica. Sotto lo slogan “Cambiamo marcia: acceleriamo verso un futuro più giusto”, le manifestazioni si sono concentrate nelle piazze di Roma e Torino, con cortei che hanno attraversato le città fino a raggiungere i punti nevralgici delle proteste.
I temi al centro della mobilitazione sono il calo delle produzioni, l’uso massiccio della cassa integrazione e l’assenza di prospettive di investimento, sia per Stellantis che per l’intero settore. A Torino, migliaia di lavoratori si sono radunati per esprimere il loro sostegno, con il sindaco Stefano Lo Russo che ha dichiarato: «La Città di Torino è e sarà al fianco delle lavoratrici e dei lavoratori in questa giornata di sciopero. Faremo la nostra parte per sostenere i processi di investimento industriale e tutelare i posti di lavoro e le aziende dell’indotto».
Le richieste dei sindacati e le risposte attese
In piazza Barberini a Roma, il corteo ha raggiunto piazza del Popolo, dove i segretari generali dei sindacati dei metalmeccanici — Ferdinando Uliano (Fim-Cisl), Michele De Palma (Fiom-Cgil) e Rocco Palombella (Uilm-Uil) — con i loro interventi, hanno chiesto azioni concrete per il futuro del settore. Anche i leader delle confederazioni sindacali nazionali, Maurizio Landini, Luigi Sbarra e Pierpaolo Bombardieri, hanno partecipato all’evento, a cui hanno preso parte delegazioni di sindacati europei e mondiali.
Il manifesto di Stellantis, affisso in bacheca, recita: “Stellantis siamo tutti e tutte noi. Con le polemiche non si risolve nulla. Siamo capaci di competere con i migliori”. Firmato con gli hashtag #Coraggio, #Intraprendenza e #Responsabilità, il messaggio riprende il discorso del presidente John Elkann, che mercoledì sera ha esortato i dirigenti del gruppo a essere resilienti e propositivi.
I sindacati chiedono che alle parole seguano i fatti, con un piano industriale chiaro che salvaguardi non solo i posti di lavoro, ma anche il futuro produttivo dell’intero settore in Italia.