Si intitola Toxic Double Standards. How Europe sells products deemed too dangerous for Europeans to the rest of the world. È il rapporto firmato da più di 100 organizzazioni non governative, tra cui Greenpeace, Amnesty International, Children’s Rights International Network per denunciare l’incoerenza dell’UE, che mentre introduce norme rigorose per proteggere l’ambiente e la salute dei suoi cittadini, impedendo la commercializzazione di alcune categorie di prodotti perché considerate pericolose, consente l’esportazione degli stessi verso Paesi extra-UE.
L’elenco dei prodotti pericolosi include, tra i tanti, pesticidi tossici, giocattoli non sicuri e plastica monouso, prodotti che continuano ad essere prodotti all’interno dell’UE e poi esportati in Paesi dove le normative sono spesso meno severe. “Esportare verso altri paesi prodotti che i legislatori dell’UE hanno ritenuto pericolosi per gli europei è ipocrita, crudele, ingiusto e intollerabile”, si legge nell’incipit del rapporto. “Questi doppi standard devono essere affrontati attraverso la volontà politica. Le lacune descritte in questo briefing si trovano tutte in diverse leggi dell’UE, ma possono essere chiuse contemporaneamente con un unico pezzo di legislazione intersettoriale”.
Il report sottolinea che, sebbene l’Unione Europea abbia compiuto progressi significativi verso la creazione di un mercato più sostenibile e rispettoso dell’ambiente, adottando e aggiornando diverse normative volte a ridurre l’impatto ambientale e sociale della produzione, tali misure risultano insufficienti, soprattutto alla luce della dipendenza dell’UE da un’economia globale che alimenta disuguaglianze negli scambi internazionali. In questo contesto, i Paesi a basso reddito vengono sfruttati come esportatori netti di risorse naturali verso i Paesi più ricchi, inclusi gli Stati membri dell’UE. Nonostante l’esistenza di un quadro normativo europeo orientato alla tutela dell’ambiente e della salute pubblica, questo effettivo impegno viene spesso messo in discussione quando si scontra con gli interessi economici legati al commercio internazionale. Inoltre, sottolinea il rapporto, l’UE non tiene adeguatamente conto della sostenibilità dei beni destinati all’esportazione verso Paesi extraeuropei, contravvenendo al principio di Coerenza delle Politiche per lo Sviluppo sancito dai trattati dell’Unione.
«È scandaloso che i divieti dell’UE sulla vendita di prodotti tossici non vengano applicati quando questi sono destinati a Paesi extra-UE», dichiara Federica Ferrario di Greenpeace Italia. «Dalla plastica usa e getta ai pesticidi, i politici europei sono consapevoli che questi beni sono dannosi per l’ambiente e per la salute delle persone, ma hanno scelto di anteporre il profitto al benessere delle comunità più vulnerabili che vivono in altre parti del mondo».
Greenpeace ricorda che, secondo un’indagine del 2020 condotta da Public Eye e Greenpeace UK, nel 2018 sono state esportate circa 80.000 tonnellate di pesticidi contenenti sostanze vietate nell’UE. Nello stesso anno, l’Agenzia europea delle sostanze chimiche (ECHA) ha rivelato che oltre 660.000 tonnellate di sostanze illegali o severamente limitate in Europa sono state vendute in Paesi extra-UE, mettendo a rischio la salute pubblica.
«Il paradosso è che queste pratiche commerciali elusive finiscono per danneggiare anche le cittadine e i cittadini europei», scrive ancora Greenpace. «Come denunciato da Greenpeace Germania nel 2023, pesticidi tossici illegali in Europa ma venduti all’estero rientrano nel territorio europeo sottoforma di prodotti agricoli importati che contengono un mix di sostanze tossiche potenzialmente dannose per la nostra salute».