Nella giornata di ieri, 30 settembre, il Regno Unito ha compiuto un passo storico diventando il primo Paese del G7 a porre fine all’uso del carbone nella produzione di energia. Dopo 57 anni di attività, la centrale elettrica di Ratcliffe-on-Soar, situata nel Nottinghamshire, spegne definitivamente i suoi macchinari, segnando la fine di un’era e aprendo la strada alla transizione verde.
La chiusura dell’impianto, gestito dal gigante tedesco Uniper, rappresenta un momento simbolico nel percorso del Paese verso l’azzeramento delle emissioni di carbonio entro il 2050. Lo smantellamento della centrale, che inizierà a breve, durerà circa due anni.
“Questa chiusura segna la fine di un’epoca” si legge nel comunicato del governo laburista, “ma ne apre anche una nuova, ricca di opportunità per la creazione di posti di lavoro nel settore delle energie rinnovabili”.
L’impatto del carbone sull’economia britannica è stato enorme. Fin dal 1882, anno in cui fu inaugurata la prima centrale elettrica al mondo a Holborn Viaduct a Londra, il carbone ha alimentato la crescita del Paese per oltre un secolo. Negli anni ‘80, quasi il 70% dell’elettricità britannica proveniva ancora da questa fonte altamente inquinante. Da allora, l’uso del carbone è crollato: dal 38% nel 2013 a solo l’1% lo scorso anno.
Gli ambientalisti accolgono con favore questa svolta, ma avvertono che il prossimo passo cruciale sarà il completo abbandono del gas naturale. Un portavoce di Friends of the Earth ha dichiarato che «la priorità ora è accelerare lo sviluppo delle energie rinnovabili per raggiungere gli obiettivi climatici».