Anticipare la revisione delle norme europee sulle emissioni delle auto dal 2026 all’inizio del 2025. È quanto ha chiesto il Ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso durante il Consiglio di competitività che si è tenuto oggi a Bruxelles. L’idea dell’esecutivo guidato da Giorgia Meloni è che, una volta ottenuta la revisione nel 2025, si potrà negoziare un rinvio dello stop fissato per il 2035, rallentando così anche gli obiettivi intermedi del Green Deal europeo.
Urso ha cercato di ottenere l’appoggio di diversi Stati membri per riaprire il dibattito sulle auto, in vista dello stop previsto nel 2035 alla vendita di veicoli con motore a combustione interna, benzina e diesel. Dopo aver raccolto i consensi di Spagna, Repubblica Ceca e Austria nelle scorse settimane, l’obiettivo di Urso, durante la riunione del Consiglio Competitività, è stato quello di provare a convincere altri ministri a firmare un ‘non paper’ da sottoporre alla Commissione UE. Le tre priorità indicate da Urso includono: la necessità di mobilitare «risorse significative, anche attraverso fondi comuni» per accelerare gli investimenti nella transizione; l’importanza di garantire una “neutralità tecnologica” per i motori, includendo non solo e-fuels, ma anche biocarburanti e idrogeno; e infine, l’integrazione tra transizione ecologica, transizione digitale e sicurezza geopolitica.
«Il piano del Green Deal prevede una clausola di revisione entro la fine del 2026, ma chiunque conosca il settore produttivo sa che gli investimenti si realizzano solo quando c’è stabilità», ha dichiarato Urso. «Chiedo di anticipare questa revisione perché, se manteniamo l’incertezza fino al 2026, si corre il rischio di una serie di scioperi e proteste in tutta Europa, come già accaduto con gli agricoltori, e l’industria rischia di collassare».
Facendo riferimento ai veicoli elettrici, Urso ha detto che «costano troppo rispetto ai redditi di europei e italiani» e che spingendosi prematuramente verso la mobilità elettrica senza aver prima costruito una solida filiera interna di forniture, l’UE rischia di cadere in una forte dipendenza dalla Cina per le materie prime e la tecnologia necessarie. «Il rischio, ha osservato, è che si passi dalla dipendenza dai combustibili fossili russi alla dipendenza dalle materie prime critiche provenienti, prodotte o lavorate in Cina».
Nonostante Urso sperasse in un supporto da parte della Germania, il ministro dell’Economia tedesco Robert Habeck ha ribadito che la scadenza del 2035 per l’eliminazione dei motori a combustione non è in discussione. A confermare la linea, il segretario di Stato Sven Giegold ha sottolineato che per la Germania gli obiettivi climatici restano prioritari e che i biocarburanti non sono una soluzione accettabile. Anche la Spagna si è mantenuta sulla posizione del governo tedesco. «Siamo convinti di dover mantenere l’ambizione ma rafforzare gli strumenti per raggiungere questi obiettivi», ha spiegato il ministro spagnolo dell’industria e del turismo, Jordi Hereu. Solo alcuni Paesi come Romania, Repubblica Ceca, Malta, Lituania e Slovacchia sostengono la posizione di Urso.