In occasione della Milano Fashion Week (17-23 settembre), ClimateSeed, startup francese che ha sviluppato un software per misurare e ridurre la carbon footprint, ha presentato un’analisi approfondita sull’evoluzione del settore moda, evidenziando il suo potenziale di trasformazione in ottica sostenibile. Secondo i dati, nel 2022 il mercato della moda sostenibile valeva 5,2 miliardi di euro, ma si prevede che entro il 2030 raggiungerà i 12,5 miliardi, spinto dalla crescente consapevolezza dei consumatori. Il mercato del second hand non è da meno, con un valore attuale di 165 miliardi di euro, destinato a crescere di altri 93 miliardi entro il 2026. Tuttavia, solo il 38% dei tessili usati in Europa viene raccolto per il riuso o il riciclo. Per questo, normative come l’Extended Producer Responsibility (EPR), che entrerà in vigore nel 2025, diventeranno cruciali per responsabilizzare i produttori a progettare capi più sostenibili e sostenere il riciclo.
L’industria della moda, che contribuisce al 10% delle emissioni globali di gas serra, è chiamata a una trasformazione radicale per ridurre il suo impatto. “La moda è uno dei settori con il maggior impatto in termini di emissioni, ma anche uno dei più visibili, e può diventare un esempio virtuoso nel percorso verso la decarbonizzazione”, afferma Edoardo Bertin, AD di ClimateSeed in Italia. Questo settore, con una filiera complessa che va dalla produzione alla logistica, è altamente energivoro e necessita di un intervento immediato per contenere i danni ambientali.
I numeri sono eloquenti: solo nel 2020, l’acquisto di tessuti nell’Unione Europea ha generato circa 270 kg di emissioni di CO2 pro capite, per un totale di 121 milioni di tonnellate di gas serra. La decarbonizzazione completa della filiera richiederà investimenti massicci, stimati in 30 miliardi di euro all’anno entro il 2030, da destinare all’efficienza energetica, alla tracciabilità delle forniture e alla riconversione delle infrastrutture. Ma questi investimenti, oltre a ridurre l’impatto ambientale, rappresentano anche un’importante opportunità economica per le aziende, con la possibilità di abbattere i costi operativi nel lungo termine.
La Settimana della Moda di Milano non è solo una vetrina glamour, ma può rappresentare anche un momento utile per discutere soluzioni sostenibili. Grazie a iniziative come il “Monitor for Circular Fashion” e “Designers for The Planet”, è possibile porre l’accento sulle pratiche di decarbonizzazione e sulle tecnologie innovative che potrebbero ridefinire il futuro dell’industria.
“È un settore che ha urgente bisogno di interventi per ridurre l’impatto ambientale”, prosegue Bertin. ClimateSeed, grazie all’integrazione dell’intelligenza artificiale, supporta le aziende nel monitorare le emissioni lungo l’intera catena di fornitura, ottimizzando i processi. “Solo attraverso una misurazione rigorosa e una gestione proattiva delle emissioni, la moda potrà diventare un’industria più responsabile e competitiva”, conclude.
In questo contesto, Milano ha l’opportunità di assumere un ruolo di leadership nella moda sostenibile, seguendo esempi virtuosi come la Paris Fashion Week e la Berlin Fashion Week, che hanno introdotto requisiti obbligatori di sostenibilità.