Secondo una ricerca pubblicata recentemente su Science Advances, l’interazione tra esseri umani e animali selvatici aumenterà in modo significativo entro il 2070. Analizzando il fenomeno su scala globale, lo studio prevede che le aree del pianeta in cui popolazione umana e animali selvatici convivranno cresceranno di circa il 56,6% entro i prossimi cinquant’anni. “Ci sono luoghi come le foreste dove non c’è praticamente nessuno, dove inizieremo a vedere una maggiore presenza e attività umane, e interazioni con la fauna selvatica”, afferma Neil Carter , principale autore dello studio e professore associato di ambiente e sostenibilità presso l’Università del Michigan negli Stati Uniti.
I ricercatori individuano nella crescita della popolazione umana la causa principale di questo aumento, più che nei cambiamenti climatici che modificano la distribuzione delle specie animali. Le aree maggiormente interessate includono vaste porzioni dell’Africa e del Sud America, dove l’espansione delle attività umane interesserà le terre selvatiche, mettendo potenzialmente a rischio gli ecosistemi locali.
Ogni continente sperimenterà cambiamenti significativi, ma saranno soprattutto le aree forestali e agricole a subire le maggiori trasformazioni. In Africa, ad esempio, le foreste vedranno un notevole aumento della sovrapposizione tra uomini e animali, alimentato da un’espansione demografica senza precedenti. In Sud America, l’Amazzonia subirà forti pressioni, con un aumento delle interazioni tra umani e animali selvatici che potrebbe minacciare la biodiversità della regione. Ovviamente questi cambiamenti sollevano preoccupazioni per quanto riguarda la conservazione della biodiversità e la gestione sostenibile delle risorse naturali. Le interazioni più frequenti tra esseri umani e fauna selvatica potrebbero per esempio portare al danneggiamento delle colture da parte degli animali o alla caccia illegale. Inoltre, il calo della biodiversità potrebbe compromettere importanti servizi ecosistemici, come l’impollinazione e la capacità degli ecosistemi di limitare la diffusione di malattie attraverso processi naturali.
Per queste ragioni, i ricercatori avanzano alcune soluzioni da mettere in campo per prepararsi a questo scenario. Identificare le aree critiche di sovrapposizione tra esseri umani e animali selvatici potrebbe aiutare i governi e le organizzazioni internazionali a sviluppare strategie di conservazione più efficaci e mirate. Pianificazioni territoriali specifiche potrebbero ridurre al minimo i conflitti e favorire la coesistenza sostenibile tra popolazione umana e biodiversità.