La multinazionale Solvay Syensqo ha ottenuto il via libera per riavviare la produzione di PFAS cC6O4 nel suo stabilimento di Spinetta Marengo. La provincia di Alessandria ha concesso l’autorizzazione il 26 luglio, consentendo la ripresa delle attività dopo una sospensione avvenuta lo scorso giugno a causa di livelli eccessivi di inquinamento rilevati nel suolo e nelle acque del fiume Bormida. Secondo Giorgio Laguzzi, assessore all’Ambiente del comune di Alessandria, la riattivazione è stata autorizzata sulla base dei dati presentati da Solvay e dalle analisi dell’Arpa. Non è dello stesso avviso l’ex assessore all’Ambiente, Claudio Lombardi. “La Provincia ha autorizzato la ripresa della produzione e l’uso del cC604”, specifica Lombardi. “Ma si apprende anche che ciò è avvenuto dopo un acceso dibattito con Arpa che aveva trasmesso relazioni comprovanti interventi risolutivi delle perdite basandosi non già su attività svolte direttamente ma su studi, controlli ed attività svolti da un perito incaricato da Solvay”.
La produzione era stata interrotta a giugno dopo due diffide della Provincia, che richiedevano il rispetto dei parametri ambientali nei reflui, scesi a 0,5 microgrammi/litro per cC6O4 e altri composti. La sospensione è seguita ai rilievi di Arpa che avevano individuato schiume inquinanti nel Bormida.
Il cC6O4, classificato tra i PFAS pericolosi a livello europeo, era stato motivo di una precedente autodenuncia da parte di Solvay, che aveva segnalato concentrazioni di 220.000 microgrammi per litro nel suolo interno allo stabilimento. La ditta aveva attribuito l’inquinamento a una temporanea perdita del sistema di contenimento dei reflui di produzione, che avrebbe dovuto essere rapidamente risolto in conformità con un’autorizzazione del 2021.
Secondo Lombardi la produzione “può essere ripresa solo dopo interventi risolutivi comprovati e certificati per un adeguato lasso di tempo”. “Così come – prosegue – la barriera idraulica non mostra un impianto idoneo a contenere le fuoriuscite interne allo stabilimento. Soprattutto ci si deve interrogare sulla correttezza del procedimento autorizzativo di un provvedimento che impatta sulla salute di cittadini, lavoratori e ambiente”.
“La ripresa della produzione di PFAS all’intero stabilimento ex Solvay ora Syensqo è una pessima notizia per l’ambiente e le comunità locali, già da anni sacrificate all’inquinamento prodotto dal polo chimico alessandrino”, riferisce a The Map Report Giuseppe Ungherese, Responsabile della campagna inquinamento di Greenpeace Italia. “La decisione della provincia avviene senza fornire adeguate informazioni alla collettività. Ad esempio, quali interventi risolutivi comprovati e certificati sono stati messi in atto dall’azienda? Quali sono le garanzie fornite agli enti preposti? Non vorremmo ritrovarci tra poche settimane con i soliti e annosi problemi legati a una barriera idraulica incapace di contenere l’inquinamento”.