“Vi è un tema che sempre più richiede vera attenzione: quello della situazione nelle carceri. Basta ricordare le decine di suicidi, in poco più dei sei mesi, quest’anno. Condivido con voi una lettera che ho ricevuto da alcuni detenuti di un carcere di Brescia: la descrizione è straziante. Condizioni angosciose agli occhi di chiunque abbia sensibilità e coscienza. Indecorose per un Paese civile, qual è, e deve essere, l’Italia. Il carcere non può essere il luogo in cui si perde ogni speranza, non va trasformato in palestra criminale”. Lo ha detto il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella nel suo discorso alla cerimonia annuale del Ventaglio tenutasi il 24 luglio presso il Quirinale. La lettera a cui fa riferimento Mattarella arriva dal carcere di Brescia e porta la firma di alcuni detenuti che descrivono le condizioni disumane in cui sono costretti a vivere nelle celle sovraffollate, in condizioni igieniche precarie e pericolose.
“15 e un solo bagno, un vero e proprio stabilimento balneare per germi e batteri, per loro è la condizione migliore, una festa, per noi, forse un po’ meno. Questa combinazione è il cocktail perfetto per far insorgere discussioni, litigi e tutto quanto di brutto può conseguirne. Oltretutto il cesso è una vecchia turca fatiscente con sopra un tubo dell’acqua per farsi la doccia, che d’estate scotta dannatamente, e d’inverno, è maledettamente fredda”.
E poi ancora: “Elevati sono i suicidi in carcere, 44 in soli cinque mesi e mezzo dall’inizio dell’anno, un gesto troppo estremo? Forse, ma è quello che viviamo qui che porta queste persone a compiere certi gesti, e qui di persone ce ne sono sicuramente troppe. I gesti estremi accadono sempre vicino a noi, ti svegli una mattina e forse mestamente ti accorgi che nel bagno un tuo cancellino ha reso l’anima, oppure accade al vicino o al dirimpettaio. È aberrante”.
Solo due giorni fa, il 23 luglio, l’associazione Antigone che dal 1991 si occupa del sistema Penitenziario e penale italiano, ha presentato i dati relativi al sovraffollamento delle carceri contenuti nel dossier “Il carcere scoppia”. Dalle 88 visite svolte dall’Osservatorio di Antigone negli ultimi 12 mesi risulta che nel 27,3% degli istituti visitati c’erano celle in cui non erano garantiti 3mq a testa di spazio calpestabile. “Il tasso di affollamento ufficiale medio del 120%, scrive Antigone. “Come sappiamo però la capienza regolamentare, su cui è calcolato il tasso di affollamento ufficiale, non tiene conto dei posti non disponibili, che al 17 giugno 2024 erano in totale 4.123 e di conseguenza il tasso di affollamento reale del nostro sistema penitenziario è ormai del 130,6”.
In 56 carceri, più di un quarto del totale in Italia, il livello di sovraffollamento supera il 150%, con picchi oltre il 200% nelle strutture di Milano San Vittore per uomini e Brescia “Canton Mombello”.
“Questo significa – scrive l’associazione – che ci sono 200 persone detenute laddove ce ne dovrebbero essere 100. Per capire la gravità della situazione si pensi ad una scuola o un ospedale dove ci siano il doppio degli studenti o dei pazienti che le strutture sono in grado di seguire. Il sovraffollamento non risparmia neanche gli istituti penali per minorenni (IPM), che per la prima volta registrano questa problematica”.
“Questa situazione ormai diffusa – dichiara Patrizio Gonnella, presidente di Antigone – non è un elemento trascurabile se si parla di sistema penitenziario, infatti un carcere dove il numero delle persone detenute è superiore ai posti regolamentari è un carcere dove si vive male, dove non sono garantiti solo gli spazi ma anche l’accesso alle attività, in primis quelle lavorative. Un carcere sovraffollato è un luogo dove anche gli operatori fanno più fatica a lavorare, dove l’attenzione per le fragilità di molte persone detenute non riescono ad essere intercettate o seguite come meriterebbero. Laddove esistono situazioni di grave sovraffollamento il detenuto è sempre più anonimo, sempre più un numero anziché una persona”.
“Il sovraffollamento – continua Patrizio Gonnella – non è dovuto a cause naturali ma è il frutto di politiche governative. Quelle a cui abbiamo assistito nei primi due anni di governo Meloni in tal senso hanno avuto un ruolo nella crescita delle presenze in carcere con il considerevole aumento del numero di reati e un inasprimento delle pene per molte fattispecie. Il sistema penale viene utilizzato a scopo di ottenere consensi nel breve periodo e la situazione potrebbe peggiorare se fosse approvato il ddl sicurezza, attualmente in discussione la Camera dei Deputati, che contiene al suo interno numerose norme di carattere penale. Tutti questi provvedimenti hanno tra loro un filo comune: colpiscono la marginalità sociale e le persone che per la loro condizione economica e sociale sono già più a rischio nel commettere reati. Persone che andrebbero sostenute attraverso il sistema di welfare e che entrano in carcere spesso con problematiche legate alla loro dipendenza da sostanze o affette da patologie psichiatriche (in diversi casi anche con doppia diagnosi) e che perciò avrebbero bisogno di percorsi di cura e non di essere imprigionate, con la loro gestione scaricata sugli operatori. Operatori che per formazione o per mancanza di organico fanno sempre più fatica a farsi carico delle necessità che emergono nelle carceri. Le proteste a cui abbiamo assistito nelle ultime settimane – conclude il presidente di Antigone – sono causa di questo disagio profondo che si vive nelle carceri e dell’impossibilità di far fronte in maniera adeguata alle richieste urgenti che emergono dalla popolazione detenuta”.
Antigone ricorda che, oltre al problema del sovraffollamento, il 2024 si sta distinguendo come l’anno dell’emergenza suicidi nelle carceri. Fino ad oggi, 58 persone si sono tolte la vita in istituto penitenziario, con 10 suicidi solo nel mese di luglio e 12 a giugno. Continuando di questo passo, il numero di suicidi supererà il triste record del 2022, quando si registrarono 85 suicidi in carcere. A testimoniare la riduzione della qualità della vita e della dignità dei detenuti in condizioni di grave sovraffollamento, ci sono anche i numerosi ricorsi presentati dai reclusi e accolti dai tribunali di sorveglianza. Nel solo 2023, sono stati decisi poco più di 8.000 ricorsi per violazione dell’articolo 3 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo, relativo a trattamenti inumani e degradanti, con il 57,5% di questi accolti dalla magistratura. Questi ricorsi si riferiscono spesso alla mancanza dello spazio minimo vitale, stabilito in tre metri quadri per persona, una carenza rilevata anche dall’osservatorio di Antigone che, nelle 88 visite effettuate nell’ultimo anno, ha riscontrato che nel 27,3% delle carceri ci sono celle che non garantiscono questo spazio minimo.
Un carcere sovraffollato è anche un carcere che non contribuisce alla sicurezza dei cittadini. Non sorprende quindi che il tasso di recidiva in Italia sia molto elevato. Al 31 dicembre 2021, solo il 38% delle persone detenute era alla prima carcerazione, mentre il 62% ne aveva già almeno un’altra, con il 18% dei detenuti che aveva già subito almeno cinque incarcerazioni precedenti. Per affrontare la situazione critica delle carceri, Antigone propone provvedimenti urgenti come aumentare i giorni di liberazione anticipata speciale, depenalizzare alcuni reati, liberalizzare le telefonate e assumere nuovo personale, tra cui agenti di polizia, educatori, psicologi, psichiatri, assistenti sociali e mediatori culturali.