Nel 2023, con l’entrata in vigore della nuova Politica Agricola Comune (PAC), l’Italia ha visto un aumento delle superfici dedicate all’agricoltura biologica e del numero di operatori coinvolti in questo settore. È quanto emerge dai dati del rapporto “Bio in cifre” di Ismea (Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare), presentato durante l’evento annuale Appuntamento con il bio a Bracciano.
Secondo i dati Ismea, l’anno scorso l’Italia ha visto un incremento del 4,5% della superficie agricola utilizzata (SAU) per il biologico rispetto al 2022. Come anticipato, il numero di operatori, che include produttori, trasformatori e importatori, è cresciuto, ma soltanto dell’1,8%, un aumento significativamente inferiore rispetto al +7,7% dell’anno precedente. Attualmente, sono dedicati al biologico 2,5 milioni di ettari di terreno, vale a dire quasi il 20% della Superficie Agricola Utilizzata (SAU) in Italia. Un dato che avvicina il Paese all’obiettivo del 25% stabilito dalla Strategia Farm to Fork, il piano dell’Unione Europea per rendere i sistemi alimentari europei più sostenibili, sani ed equi entro il 2030.
Per il 2024 si prevede una crescita ancora più significativa, seppure con diversi ostacoli: la transizione alla nuova programmazione della PAC del 2023 e le diverse politiche regionali, come nel caso della Provincia autonoma di Trento che nel 2023 ha perso oltre il 40% della SAU biologica; l’impatto della crisi climatica, di cui abbiamo visto i devastanti effetti in Emilia-Romagna; l’ aumento, stimato da Coldiretti al 40%, delle importazioni di prodotti bio dall’estero.
Il rapporto traccia un quadro completo del settore: i seminativi rappresentano il 42,1% delle colture, seguiti da prati e pascoli (29,7%), colture permanenti (22,8%) e ortaggi (2,5%). La crescita ha interessato soprattutto prati, pascoli, colture industriali e foraggere, mentre le colture proteiche e cerealicole sono diminuite. Le orticole sono cresciute più lentamente, mentre le coltivazioni permanenti sono rimaste stabili, nonostante i cali di viti, agrumi e frutta fresca, compensati dalla crescita di ulivi e frutta in guscio. Il contesto è stato reso ancora più complicato dall’aumento dei costi di produzione nel 2023, che ha aumentato la dipendenza del settore dai sussidi pubblici. Inoltre, eventi climatici avversi hanno colpito varie regioni del Paese, rendendo le operazioni agricole più costose e difficili da gestire, specialmente per le aziende biologiche.
“L’Italia del biologico continua a crescere, sia per superfici sia per numero di operatori”, ha detto il sottosegretario all’Agricoltura, sovranità alimentare e foreste, Luigi D’Eramo. “Un trend positivo che potrà ulteriormente migliorare grazie alle numerose misure messe in campo in questi mesi: dall’approvazione del Piano d’azione nazionale per la produzione biologica ai provvedimenti a sostegno dei biodistretti e delle filiere bio. Puntiamo ora a realizzare quanto prima il Marchio del biologico italiano: unito a una corretta informazione e comunicazione potrà sostenere un rilancio dei consumi interni e la crescita sui mercati esteri, per continuare così anche in futuro a essere leader nel settore”.