“Per affrontare la siccità dovuta anche alla crisi climatica servono politiche lungimiranti e misure di breve, medio e lungo periodo”. Lo ha ricordato Ermete Realacci, presidente della Fondazione Symbola, intervenendo ieri ad “Acqua futura”, l’appuntamento promosso in collaborazione con Gruppo Tea all’interno del Seminario di Mantova di Fondazione Symbola.
“La difesa dell’acqua – ha detto Realacci – va di pari passo con la costruzione di un’economia sostenibile e più a misura d’uomo come afferma il Manifesto di Assisi. Il tema dell’acqua chiama in causa molti soggetti: dalle utenze all’assetto del territorio evocando la necessità di nuove sinergie. Una sinergia che compatti i comuni interessi tra famiglie e imprese, tra industria e agricoltura, tra distribuzione e infrastruttura, tra Enti locali e Utilities. È urgente fare rete per ottimizzare le reti idriche”.
Nel corso del dibattito, al quale hanno partecipato Riccardo Valentini, Past – President SISC e Andrea Rinaldo, Ordinario di Costruzioni idrauliche all’Università di Padova, si è evidenziato che l’acqua è una risorsa limitata sulla quale agisce direttamente il cambiamento climatico. Secondo l’Ispra, il nostro Paese è soggetto a una riduzione della disponibilità annua di acqua che va dal 10% (proiezione a breve termine) nel caso si adotti un approccio di mitigazione aggressivo nella riduzione delle emissioni di gas serra, al 40% (che arriva fino al 90% per alcune zone del Sud Italia) nella proiezione al 2100 nel caso in cui i livelli di emissione dei gas serra mantengano gli attuali livelli. In Italia la percentuale di acqua immessa nelle reti idriche che si disperde lungo il tragitto che la porta nelle case si attesta in media al 42%. In Sicilia, per esempio, manca l’acqua non solo per la siccità ma per abbandono di dighe, reti di acquedotto, impianti, depuratori. L’isola paga la mancanza di infrastrutture idonee a immagazzinarla, distribuirla, utilizzarla con efficienza e risparmio e poi depurarla.
Dall’incontro di Mantova è emersa la necessità di aumentare del 50% gli investimenti annuali, passando da 4 a 6 miliardi, anche per aumentare l’interconnessione tra le reti acquedottistiche, realizzare nuovi invasi e potenziare la capillarità del sistema di depurazione. Negli ultimi 10 anni gli investimenti sono aumentati del 94%, arrivando a 64 euro annui per abitante. Occorre accrescere il riuso delle acque depurate nei cicli produttivi, che solo nel settore agricolo potrebbe passare dall’attuale 4% al 18%. L’obiettivo è quello di ridurre mediamente le perdite del 3% nei prossimi 2 anni. Si calcola che negli ultimi 5 anni le perdite idriche percentuali sono state ridotte del 4,4%.
“Si parla di emergenza acqua, le cui cause sono lo spreco, l‘inquinamento, la siccità, la crescita della popolazione e l‘aumento dei consumi – ha dichiarato Massimiliano Ghizzi, presidente Gruppo Tea -. È tempo di agire subito, in maniera sinergica, per dare risposte efficaci, anche alla luce degli ultimi eventi legati al cambiamento climatico che, in un Paese come il nostro, caratterizzato da un dissesto idrogeologico diffuso, producono spesso effetti ancora più devastanti. Durante l’incontro di oggi abbiamo lanciato una proposta condivisa dai vari attori, con azioni sinergiche da realizzare sul ciclo idrologico e sulla disponibilità di risorsa idrica, muovendo diverse leve: investimenti, riuso, efficienza e continuità del servizio. Fondamentale, inoltre, la diffusione di una cultura dell’acqua: la proposta è di sviluppare campagne nazionali finalizzate alla sensibilizzazione su un uso consapevole della risorsa idrica e di valorizzazione della qualità erogata”.
Nel corso dell’appuntamento mantovano è stato anche conferito un riconoscimento all’impegno civile sull’acqua alla Cooperativa C.A.B.Ter.Ra per essersi offerta, durante l’alluvione in Romagna nel 2023, di far allagare centinaia di ettari dei suoi terreni per salvare Ravenna, la sua comunità e i suoi mosaici.