È nato con l’obiettivo di esplorare in modo continuativo la performance sociale delle imprese, la “S” della strategia aziendale ESG, un aspetto della sostenibilità spesso trascurato poiché le discussioni sullo sviluppo sostenibile si concentrano principalmente sulle performance ambientali e di governance, meglio definite e più facili da misurare.
Il nuovo “strumento” si chiama Social Sustainability Monitor ed è frutto della partnership tra il Sustainability Lab di SDA Bocconi School of Management, un think tank multidisciplinare che effettua attività di ricerca applicata per trovare soluzioni innovative e pragmatiche alla sfida della sostenibilità, e F2A, prima società di servizi professionali tech based per le risorse umane in Italia che ha di recente ottenuto la certificazione Parità di Genere.
Il Monitor adotta la scelta del Global Compact delle Nazioni Unite, che è molto chiaro nella definizione di sostenibilità sociale nelle imprese: “Direttamente o indirettamente, le aziende influenzano ciò che accade ai dipendenti, ai lavoratori della catena del valore, ai clienti e alle comunità locali, ed è importante gestire gli impatti in modo proattivo”.
L’analisi – spiegano gli ideatori della survey – si è perciò incentrata sulle performance in termini di “S interna” (capitale umano dell’impresa) e di “S esterna” (comunità locali e società).
L’Unione Europea ha implementato un quadro normativo omnicomprensivo per la sostenibilità sociale, culminato nella Direttiva CSRD (Corporate Sustainability Reporting Directive), pubblicata il 16 dicembre 2022. Questa direttiva obbliga le aziende a divulgare informazioni dettagliate sui rischi e le opportunità derivanti da questioni sociali e ambientali, e sull’impatto delle loro attività su persone e ambiente. La rendicontazione, regolata dagli European Sustainability Reporting Standards (ESRS) – 31 luglio 2023 -, richiede alle imprese di riportare sia il loro impatto che i rischi e le opportunità finanziarie collegati alle questioni di sostenibilità. Le grandi società e le PMI quotate devono iniziare a conformarsi a partire dagli esercizi finanziari 2024 e 2026 rispettivamente, con una rendicontazione semplificata prevista per le PMI.
La ricerca ha evidenziato che anche le PMI del campione pongono una attenzione rilevante alle tematiche di sostenibilità sociale, nonostante tali imprese non siano soggette all’obbligo di rendicontazione delle informazioni non finanziarie. Per quanto riguarda le grandi imprese, come da attese, sono compliant con quanto disposto dalla normativa vigente. Su alcuni aspetti, comunque, ci sono ancora margini di miglioramento.
Alcune evidenze in fatto di “S esterna” (comunità locali e società):
· Il 41% delle imprese (di cui 15% PMI) ha effettuato delle donazioni in denaro o di altri beni a scopo di ricerca tecnologica e scientifica (il 35% negli ultimi 3anni).
· Il 74% delle imprese (28% PMI) effettua opere di volontariato o donazioni in denaro o altri beni a favore di organizzazioni no-profit.
· Il 47% delle imprese (13% PMI) ha contribuito a iniziative a beneficio della comunità locale e/o del territorio.
Evidenze relative alla “S interna” (capitale umano dell’impresa):
· Per il 43% delle imprese (30% PMI) la percentuale di dipendenti che hanno lasciato l’impresa durante il periodo di rendicontazione (2023) è inferiore al 5%.
· Il 26% delle imprese offre ai dipendenti una protezione sociale contro la perdita di reddito dovuta a eventi importanti della vita. Il 10% di queste imprese è rappresentato da PMI.
· Nel 61% (39% PMI) dei casi non si riscontra un divario tra la retribuzione delle donne rispetto agli uomini. Nel 24% delle imprese, tale divario è inferiore al 5%.
Dopo questa edizione “zero” riferita al 2023, il Monitor si propone di comprendere l’evoluzione delle questioni legate alla sostenibilità sociale di anno in anno. La prossima edizione – annunciano SDA Bocconi School of Management e F2A – andrà a porre l’attenzione sui cambiamenti tra quanto emerso da questa prima survey, con quelli che saranno i trend del 2024.