Forse esiste un argomento che mette d’accordo tutti, o quasi: l’ambiente. È quello che emerge dal “Peoples’ Climate Vote 2024”, il più grande sondaggio d’opinione pubblica a livello mondiale sui cambiamenti climatici. Una sorta di piattaforma mondiale che consente alle persone di esprimere le proprie preoccupazioni e bisogni sul cambiamento climatico ai leader mondiali.
L’iniziativa è portata avanti dal Programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo (UNDP) e dall’Università di Oxford. È stata lanciata nel 2021 con un primo sondaggio che ha coinvolto persone da 50 paesi. L’indagine del 2024 si è estesa considerevolmente, toccando 77 paesi, che rappresentano l’87% della popolazione mondiale, per un totale di 75.000 persone raggiunte. L’UNDP precisa che le 15 domande contenute nella survey 2024 non sono mai state poste prima in nessun sondaggio. Inoltre, sono state ideate per essere pertinenti per chiunque, a prescindere dal livello di istruzione, cultura, condizione economica o altre caratteristiche demografiche dei rispondenti.

Alcune domande cercano di comprendere in che modo il cambiamento climatico influisce sulla vita quotidiana delle persone, come viene affrontato nei loro paesi e cosa vorrebbero che il mondo facesse al riguardo. I risultati rappresentano il resoconto pubblico più completo fino ad oggi sulle percezioni e reazioni delle persone al cambiamento climatico.
Alla prima domanda, “Rispetto allo scorso anno sei più o meno preoccupato/a per il cambiamento climatico?” la maggioranza delle persone (nell’80% dei paesi coinvolti) ha risposto di essere più preoccupata per il cambiamento climatico rispetto all’anno precedente. Globalmente, il 53% della popolazione ha riferito di essere più preoccupata, mentre il 31% ha dichiarato di avere lo stesso livello di preoccupazione. Soltanto il 15% delle persone si è detta meno preoccupata rispetto all’anno precedente. L’apprensione è particolarmente alta in America Latina, Caraibi, Africa centrale e settentrionale, Europa meridionale e Asia meridionale e sudorientale. In generale il senso di timore è più alto nei Paesi meno sviluppati (LDC).
Le donne sono più propense a preoccuparsi del cambiamento climatico rispetto agli uomini. Un dato che emerge con maggiore evidenza soprattutto in America Latina e nei Caraibi. In questa regione, il 76% delle donne ha dichiarato di essere più preoccupata rispetto al 70% degli uomini. In Argentina la differenza di preoccupazione tra donne e uomini è di 21 punti percentuali, seguita da Colombia (8 punti), Ecuador (7 punti) e Brasile (6 punti).
Le persone di tutto il mondo hanno riferito che il cambiamento climatico è una preoccupazione costante nelle loro menti. A livello globale, il 56% ha dichiarato di pensarci quotidianamente o settimanalmente, con questa percentuale che sale al 63% nei Paesi meno sviluppati. Il 69% degli intervistati ha affermato che il cambiamento climatico ha influenzato le loro grandi decisioni, come dove vivere o lavorare. Tale influenza varia tra le regioni, raggiungendo il 74% nei Paesi meno sviluppati, il 52% nell’Europa occidentale e settentrionale e il 42% in Nord America.
Quasi la metà delle persone ritiene che il proprio paese stia facendo bene o molto bene per contrastare il climate change, mentre un quarto pensa che stia facendo male. In quasi nove paesi su dieci, la maggior parte delle persone indica il governo come il principale attore che dovrebbe occuparsi del cambiamento climatico. Globalmente, il 43% delle persone ha indicato il governo rispetto ad altre opzioni come l’ONU, le grandi aziende, gli attivisti e i leader religiosi e comunitari.

Quattro persone su cinque a livello globale chiedono che il proprio paese rafforzi i propri impegni per affrontare il cambiamento climatico. Solo il 13% suggerisce di mantenere gli impegni attuali, mentre un esiguo 5% ritiene che il proprio paese debba indebolire i suoi impegni. La maggioranza schiacciante in paesi come Etiopia, Pakistan, Tanzania, Sri Lanka e Benin (97 percento) vuole impegni più forti. Al lancio globale presso la sede delle Nazioni Unite, a New York, Cassie Flynn, direttrice globale dell’UNDP per i cambiamenti climatici, ha definito i risultati della survey “un messaggio chiaro”.
“I prossimi due anni rappresentano una delle migliori possibilità che abbiamo come comunità internazionale per garantire che il riscaldamento rimanga al di sotto di 1,5°C”, ha affermato. “Siamo pronti a sostenere i politici affinché intensifichino i loro sforzi mentre sviluppano i loro piani d’azione per il clima attraverso la nostra iniziativa Climate Promise”, ha detto. Con “Climate Promise” si fa riferimento all’impegno collettivo assunto dai paesi membri dell’ONU per accelerare l’azione globale per contrastare il cambiamento climatico e raggiungere gli obiettivi dell’Accordo di Parigi.
L’Amministratore dell’UNDP, Achim Steiner, ha posto l’accento sull’interesse e la preoccupazione comune nel mondo rispetto ai cambiamenti climatici emersi dalla survey. “Il sondaggio sul clima del popolo è chiaro e inequivocabile”, ha osservato. “I cittadini di tutto il mondo chiedono ai loro leader di mettere da parte le divergenze, di agire ora e con coraggio per affrontare la crisi climatica. I risultati del sondaggio, senza precedenti nella loro portata, rivelano un livello di consenso davvero sorprendente. Invitiamo i leader e i politici a prendere atto di questo messaggio, soprattutto mentre i paesi sviluppano il prossimo ciclo di impegni per l’azione per il clima, o contributi determinati a livello nazionale, nell’ambito dell’Accordo di Parigi. Si tratta di una questione su cui quasi tutti, ovunque, possono convergere”.