Secondo una recente analisi del Centro Studi UNEM (Unione Energie per la Mobilità), entro il 2030 la domanda di energia nel settore della mobilità vedrà una significativa riduzione dei carburanti liquidi, stimata in circa 5 milioni di tonnellate rispetto ad oggi. Questo risultato è dovuto a una diminuzione dei prodotti fossili e a un incremento dei carburanti rinnovabili, insieme a una crescente richiesta di energia elettrica alimentata dalla diffusione di oltre 4 milioni di auto elettriche pure (BEV), in linea con le tendenze delineate dall’ultimo Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima (PNIEC).
Se queste proiezioni dovessero essere confermate, si avrebbe una riduzione del gettito fiscale derivante dalle sole accise sui carburanti che, sempre al 2030, si può stimare, pur continuando a tassare i carburanti liquidi rinnovabili quanto i fossili, in circa 3,8 miliardi di euro. Un valore che potrebbe superare i 9 miliardi di euro al 2040. Restando al 2030, per compensare tali minori entrate, a meno di aumentare ulteriormente le accise su benzina e gasolio, già tra le più alte di Europa, l’altra via estrema sarebbe quella di rivedere l’attuale tassazione sulle ricariche destinate alle auto elettriche, con effetti rilevanti sulle tasche dei consumatori.
Infatti – spiega UNEM – se oggi per fare 100 km con un’auto elettrica (BEV) si spende mediamente tra i 5 e i 6,5 euro, al 2030 questa spesa potrebbe quadruplicare considerato che il calo delle entrate fiscali si dovrebbe riproporzionare su circa 4,1 GWh di consumi elettrici legati al trasporto, con un aggravio stimato in circa 0,92 euro/kWh che, sommati ai 0,35 euro/kWh medi attuali, porterebbe il costo di una ricarica a 1,27 euro/kWh. Considerando che una BEV, a seconda del modello, per fare 100 km consuma mediamente tra i 15 e i 19 kWh, per compensare il minor gettito fiscale la spesa per l’utente finale sarebbe infatti compresa tra un minimo di 19 euro e un massimo di oltre 24 euro, appunto quattro volte il costo attuale e il doppio rispetto a quello sostenuto oggi con un’auto ibrida a benzina.
Della questione ha parlato recentemente anche il Ministro dell’Economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti, col proposito di inquadrarla da un punto di vista economico/finanziario e trovare soluzioni eque che non penalizzino troppo i consumatori. Del resto, se l’Italia è tra i Paesi dove la penetrazione elettrica appare più lenta rispetto al resto d’Europa, è anche quella dove il gettito fiscale garantito dalla mobilità è sicuramente tra i più significativi.
Dallo studio si può notare come, a parte il caso della Norvegia in cui la sostituzione del parco autovetture con le BEV è praticamente completa, ci sono profonde differenze a livello europeo. In Nord Europa, ad esempio, si è molto avanti, per quanto ancora lontani dal 50%, mentre nei paesi dell’Europa centrale la scelta elettrica stenta ad affermarsi e anzi nel 2024 ha evidenziato una forte flessione soprattutto in Germania dove invece sono aumentate le immatricolazioni di auto a benzina (+7,5%) e anche a gasolio (+9,5%).