La Commissione Europea ha reso noto che a partire da luglio, nei paesi dell’Unione Europea, saranno introdotti nuovi dazi sull’importazione di auto elettriche provenienti dalla Cina. Le nuove tasse potrebbero arrivare complessivamente fino al 48,1% del valore del bene e colpirebbero sia le auto prodotte da aziende cinesi, sia da aziende occidentali che hanno delocalizzato la propria produzione in Cina.
La misura si è resa necessaria, spiega la Commissione Europea, per contrastare il problema della concorrenza sleale da parte delle aziende automobilistiche cinesi, che ricevono enormi sussidi statali e sono quindi in grado di vendere auto a prezzi estremamente bassi e al di sotto del costo di produzione. Grazie a questi sussidi le aziende cinesi dominano il mercato, mettendo fuori gioco i produttori occidentali che non possono competere con tali prezzi.
“Non vogliamo chiudere il mercato europeo alle auto elettriche cinesi, ma garantire che la concorrenza sia equa”, ha dichiarato Valdis Dombrovskis, Vicepresidente della Commissione Europea con delega al Commercio. Non si è fatta attendere la risposta del governo cinese, che ha accusato l’Europa di protezionismo, sostenendo che l’UE “ha ignorato i fatti e le regole del Wto (World Trade Organization)”, e che il vantaggio della Cina nei veicoli elettrici è stato ottenuto attraverso una “concorrenza aperta”. “Non abbiamo avuto altra scelta se non quella di agire di fronte all’impennata delle importazioni di veicoli elettrici a batteria fortemente sovvenzionati” dalla Cina, ha detto ancora Dombrovskis.
Il 4 ottobre scorso la Commissione Europea ha avviato un’indagine per verificare la presenza di sussidi da parte del governo cinese alle proprie aziende automobilistiche. L’inchiesta, ancora in corso, ha già rilevato prove di concorrenza sleale che danneggiano le imprese europee e mettono a rischio il settore e i suoi lavoratori. Come risposta, l’UE ha avviato dei negoziati con la Cina per trovare una soluzione. Se non si dovesse raggiungere un accordo entro il 4 luglio, verranno imposti dazi addizionali sulle importazioni di auto cinesi. I dazi variano a seconda della collaborazione delle aziende all’indagine: il 17,4% per BYD (il più grande produttore di auto elettriche al mondo), il 20% per Geely, il 38,1% per SAIC, il 21% per le aziende collaborative e il 38,1% per quelle non collaborative. La decisione avrà effetto immediato a partire dal 4 luglio, ma potrebbe anche trattarsi di un’efficacia provvisoria. La Commissione Europea dovrà infatti ottenere l’approvazione dei governi degli Stati membri. Alcuni paesi, tra cui Germania, Ungheria e altre nazioni dell’Europa centro-orientale, hanno già espresso la loro opposizione, preoccupati delle possibili ritorsioni da parte di Pechino. “Non abbiamo bisogno di altri ostacoli nel commercio”, ha aggiunto, sottolineando comunque che nel mercato debbano esserci “condizioni di concorrenza leale”, ha dichiarato il portavoce del cancelliere tedesco Olaf Scholz.
Al contrario, il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, ha accolto con favore l’annuncio della Commissione Europea: “Saluto con soddisfazione l’annuncio che la Commissione UE ha fatto oggi dei dazi sull’ingresso delle auto elettriche cinesi in Europa per tutelare la produzione europea nella piena consapevolezza che abbiamo anche noi: la possibilità di riaffermare in Italia l’industria automobilistica italiana, uno dei settori trainanti dello sviluppo industriale del nostro paese a cui non vogliano assolutamente rinunciare”.
Non è dello stesso avviso Stellantis. “In quanto azienda globale – ha dichiarato la multinazionale – Stellantis crede nella concorrenza libera e leale in un ambiente commerciale mondiale e non sostiene misure che contribuiscono alla frammentazione del mondo”.
Sui dazi è intervenuta anche la ong per il trasporto sostenibile Transport & Environment (T&E). “Il Green Deal – ha commentato il direttore dell’ufficio italiano Andrea Boraschi – è stato presentato con la promessa di crescita e occupazione, e questo non è possibile se le auto elettriche vendute sui mercati europei sono in larga parte importate. I dazi sono necessari, ma l’Europa ha bisogno di una politica industriale forte che crei le condizioni per accelerare l’elettrificazione e investire nella produzione locale. La sola introduzione di queste tariffe, se non accompagnata dalla convinta conferma di un obiettivo di vendita di sole auto zero emission a partire dal 2035, sarebbe una mossa autolesionista”.