Il 14 giugno arriva in libreria in una nuova edizione Danilo Dolci. Una rivoluzione nonviolenta. La vita e l’opera di un uomo di pace, il saggio edito da Altreconomia a cura di Giuseppe Barone, esperto di educazione alla pace e storico collaboratore di Dolci. Già disponibile sul sito della casa editrice, il libro ripercorre la vita e l’impegno civile di una figura chiave nella storia del pacifismo e nella lotta contro la povertà, l’oppressione e la mafia, in occasione del centenario della sua nascita.
Danilo Dolci nasce a Sesana, in provincia di Trieste, il 28 giugno 1924. La sua formazione è eclettica: studia ingegnera al Politecnico di Milano, ma si interessa anche di filosofia, sociologia e letteratura. Profondamente toccato dalla seconda guerra mondiale e dalle sue atrocità, Dolci matura una profonda convinzione pacifista e un forte impegno per la giustizia sociale.
Nel 1952, decide di dedicare la sua vita al miglioramento delle condizioni di vita delle popolazioni più emarginate d’Italia. Si trasferisce a Trappeto, un piccolo paese siciliano situato in una delle zone più povere e disastrate del Paese. Qui, con un gruppo di collaboratori, fonda il Centro Studi per lo Sviluppo della Sicilia, un’esperienza pionieristica di ricerca-azione che unisce l’analisi sociologica all’attivismo nonviolento.
Il metodo di lavoro di Dolci si basa sul dialogo e sulla partecipazione diretta delle persone coinvolte. Attraverso inchieste, seminari e manifestazioni pacifiche, cerca, insieme ai suoi collaboratori, di far emergere le problematiche del territorio e di coinvolgere la popolazione nella ricerca di soluzioni. La nonviolenza è il principio cardine del suo approccio: Dolci crede fermamente nella forza del dialogo e della cooperazione per superare conflitti e ingiustizie. Il suo impegno abbraccia diverse aree: la lotta contro la mafia, l’accesso all’acqua e alle risorse della terra, il miglioramento delle condizioni di lavoro e di istruzione. Dolci è diventato un simbolo della resistenza contro la mafia e il suo potere oppressivo, denunciando pubblicamente le sue attività criminali e mobilitando la popolazione contro il silenzio e la rassegnazione. Il suo impegno e l’approccio pacifista sul territorio siculo gli valgono ancora oggi il soprannome di “Gandhi della Sicilia”.
Uno dei progetti più noti di Dolci legati all’accesso all’acqua potabile è la costruzione del lago Poma, un bacino artificiale situato a circa 5 chilometri da Partinico e realizzato mediante la costruzione di una diga sul fiume Jato. Realizzato nel 1959 grazie al lavoro volontario della comunità locale, il lago ha fornito acqua potabile a migliaia di persone che in precedenza ne erano prive, diventando così un simbolo di speranza e di progresso per la comunità. Nel commemorare quest’opera, Barone, scrive: “Qualcuno ha proposto di dare al lago il nome della persona che più di tutte si è spesa perché si realizzasse questo sogno: Danilo Dolci. Non so da chi esattamente sia partita la proposta, ma, certo, chiunque sia stato, è qualcuno che sa che questa diga è un monumento – non una statua con un “eroe” a cavallo, ma un monumento vigoroso, fluente, vivo – alla gente che ha imparato che è possibile cambiare la propria storia, anche se non è facile; chiunque sia stato, è qualcuno che sa che questo lago – che ha riempito di verde una terra, ha modificato radicalmente la vita di migliaia e migliaia di persone, ha costituito occasione di crescita economica ma anche civile, ha dato a ciascuno “acqua democratica”, ha spezzato una volta per tutte il monopolio mafioso delle poche risorse idriche prima disponibili – poteva non esistere”.