Mentre l’Europa fa grandi passi avanti nel settore della produzione di carburanti sintetici derivati dall’idrogeno verde, anche noti come e-fuels, destinati al trasporto marittimo, l’Italia rischia di rimanere indietro, incapace di attrarre gli investimenti necessari per avviare progetti in questo ambito cruciale per la decarbonizzazione. È quanto emerge dalla recente mappatura dei progetti europei realizzata da Transport & Environment (T&E), la principale organizzazione ambientalista indipendente nel settore dei trasporti.
Secondo l’analisi di T&E, se tutti i progetti pianificati raggiungessero la fase di produzione, quasi il 4% del trasporto marittimo europeo potrebbe essere alimentato da e-fuels entro il 2030. Si tratta di una quantità corrispondente a circa 1 milione di tonnellate equivalenti di petrolio (Mtep). Una simile transizione rappresenterebbe un vantaggio non solo ambientale, ma anche sociale, dal momento che si avvierebbe un processo di decarbonizzazione del settore e si creerebbero nuovi posti di lavoro nel continente.
Da questo contesto di fermento industriale l’Italia sembra rimanere esclusa. Il Belpaese non riesce a catturare l’interesse degli investitori, rischiando di restare ai margini dello sviluppo di un’industria strategica. Carlo Tritto, Policy Officer per T&E Italia, ha commentato: “La transizione del settore marittimo verso carburanti neutri dal punto di vista climatico offrirà grandi opportunità industriali, economiche e occupazionali. Proprio per questo è preoccupante dover rilevare l’assenza dell’Italia all’appello per lo sviluppo di una nuova industria”.
Ad oggi, sono 17 i progetti europei esclusivamente dedicati allo shipping che potrebbero soddisfare circa il 4% del fabbisogno energetico del trasporto marittimo entro il 2030, ma solo sei di questi sono certi di ricevere finanziamenti. I restanti sono ancora in attesa di valutazione. Inoltre, sottolinea T&E, “ci sono ulteriori 44 progetti che potrebbero fornire idrogeno al settore marittimo, portando a 61 i progetti totali mappati da T&E: ma la loro eventuale produzione potrebbe essere contesa da altri settori industriali affamati di idrogeno”.
Se tutti i progetti di e-fuels mappati da T&E raggiungessero la produzione, si potrebbe facilmente centrare l’obiettivo del 2% di carburanti verdi per il settore marittimo entro il 2034, come stabilito dal Regolamento UE FuelEU Maritime. Molti di questi progetti, però, sono ancora in attesa di finanziamenti e nessuno risulta operativo. Le principali sfide per i produttori, spiega T&E, sono l’incertezza della domanda e un quadro regolatorio poco chiaro. Entrambi questi fattori rischiano di compromettere sia la produzione di combustibili verdi che la potenziale creazione di posti di lavoro: la transizione energetica del trasporto marittimo potrebbe generare circa 4 milioni di nuovi posti di lavoro entro il 2050.
La Danimarca da sola copre oltre la metà dei volumi di idrogeno previsti nei 61 progetti mappati da T&E. Se però si fa riferimento solamente i carburanti destinati specificamente al trasporto marittimo, la Spagna ha il maggiore potenziale, con un terzo dei volumi previsti. Nonostante sia un’isola, il Regno Unito ha pochissimi progetti in questo campo. Allo stesso modo, sia l’Italia che la Grecia, nonostante la loro forte tradizione navale, sembrano non mostrare interesse per questi sviluppi.
L’ammoniaca sintetica emerge come il carburante più promettente a lungo termine, rappresentando il 77% della produzione prevista, sebbene nessun progetto abbia ancora ricevuto una decisione finale di investimento. Carlo Tritto di T&E sottolinea la necessità di intervento dell’UE per superare l’attuale stallo. Secondo Tritto, l’UE dovrebbe fissare obiettivi minimi di offerta e domanda di e-fuels per garantire investimenti sia ai produttori che alle compagnie di navigazione. T&E raccomanda inoltre agli Stati membri di introdurre un sotto-obiettivo di e-fuels dell’1,2% nel trasporto marittimo e di reinvestire i proventi del mercato del carbonio dell’UE per sostenere i progetti emergenti e accelerare la decarbonizzazione del settore.