Un recente studio condotto dai ricercatori dell’Università di Utrecht con il supporto di National Geographic Society e pubblicato su Environmental Research Letters, ha individuato 21 aree nel mondo dove il consumo d’acqua supera la disponibilità delle risorse idriche. Tali hotspot si trovano principalmente nell’emisfero settentrionale, in particolare nel Mediterraneo, nel Medio Oriente e Sud ed Est Asiatico. Tra le regioni che si trovano nel bacino del Mediterraneo compaiono la Spagna, l’Italia, la Grecia, la Turchia e il delta del Nilo in Egitto.
Andando alla ricerca delle cause della scarsità d’acqua nelle diverse regioni del mondo, i ricercatori hanno scoperto che la pressione sulle risorse idriche sta crescendo in tutte le aree esaminate, destando preoccupazione per il futuro. Secondo i risultati dello studio, nelle regioni del Mediterraneo la principale causa dell’esaurimento delle risorse idriche è da ricondurre all’agricoltura. In Spagna, diversamente, le criticità sembrano essere legate più che altro ai cambiamenti idroclimatici, in particolare alla riduzione delle precipitazioni.
“Nei 21 punti critici di scarsità idrica, i nostri risultati sottolineano il ruolo dominante del cambiamento climatico (segnalato nel 49% di tutti i casi di studio) e della crescita demografica (31%) come fattori trainanti il divario idrico. L’utilizzo di acqua per l’agricoltura (77%), per i servizi municipali (46%) e per l’industria (30%) emergono come le problematiche più significative”, scrivono i ricercatori.
Lo studio mostra come in molte di queste regioni il consumo d’acqua superi di gran lunga la quantità disponibile, creando una situazione insostenibile che minaccia gli ecosistemi locali e la sicurezza idrica. Nei paesi del Mediterraneo, l’agricoltura intensiva e la crescente domanda urbana stanno esercitando una pressione sempre maggiore sulle risorse idriche, aggravando il problema del water gap, termine utilizzato per descrivere la differenza tra la domanda e la disponibilità di acqua proveniente da fiumi, laghi e falde acquifere ricaricate dalle piogge. Se non gestito correttamente, il water gap può portare a un impoverimento delle risorse di acqua dolce.
Per approfondire ulteriormente queste dinamiche, National Geographic Society, in collaborazione con l’Università di Utrecht ed Esri, hanno realizzato una mappa interattiva che permette di visualizzare la situazione idrica a livello globale e le variazioni locali nella domanda di acqua. La mappa consente di comprendere meglio come le diverse aree del mondo stanno affrontando le problematiche legate alla disponibilità idrica e quali strategie possono essere adottate per mitigare il problema.
I ricercatori sottolineano più volte che a seconda delle cause della scarsità idrica, delle caratteristiche del territorio e delle società che lo abitano, è preferibile adottare alcune strategie piuttosto che altre. Per esempio, in alcune aree potrebbe essere più appropriato un approccio volto a migliorare l’aumento della capacità di stoccaggio idrico, con la costruzione di bacini e serbatoi che permettano di conservare l’acqua durante i periodi di abbondanza. In altre regioni potrebbe essere più opportuno concentrarsi su metodi come il trattamento delle acque o la desalinizzazione. Queste tecniche sono particolarmente rilevanti nella Penisola Arabica, dove compensano la bassa disponibilità naturale di acqua. In altre zone ancora, potrebbero essere necessarie politiche di gestione delle risorse idriche, con l’implementazione di regolamenti per l’uso sostenibile dell’acqua e la protezione delle risorse idriche esistenti.
I ricercatori evidenziano inoltre le molteplici problematiche socio-ambientali associate alla scarsità d’acqua. “Gli impatti più importanti sul sistema socio-ambientale sono i danni agli ecosistemi (24%), i conflitti e le migrazioni (18%) e la riduzione della produzione agricola (17%). Mentre alcuni interventi, tra cui l’aumento della capacità di stoccaggio (25%), il trattamento delle acque (18%) e il trasferimento idrico (16%) mostrano contributi positivi, molte regioni continuano a soffrire di problemi dovuti, ad esempio, all’uso non regolamentato delle falde acquifere (13%) e all’assegnazione inappropriata dei diritti idrici (11%)”.