Sensibilizzare il mondo sui benefici che mari e oceani offrono e sulla necessità di garantire la sostenibilità delle loro risorse. È l’obiettivo che guida la Giornata Mondiale degli Oceani, istituita dalle Nazioni Unite e celebrata dal 2009 l’8 giugno di ogni anno.
Gli oceani coprono oltre il 70% della superficie terrestre e sono fondamentali per la vita di tutti gli organismi: producono almeno il 50% dell’ossigeno, ospitano la maggior parte della biodiversità del pianeta, sono cruciali per l’economia globale e rappresentano la principale fonte di proteine per oltre un miliardo di persone in tutto il mondo. Tuttavia, la loro integrità è sempre più minacciata dall’inquinamento provocato dall’uomo.
Tema della Giornata Mondiale degli Oceani 2024 è “Risveglia nuove profondità” (“Awaken New Depths”), con l’intento di ribadire l’importanza degli oceani nella vita quotidiana. La giornata coinvolge scienziati, istituzioni, società civile, politici e attivisti per informare il pubblico sull’impatto delle attività umane sugli oceani e sviluppare un movimento globale di cittadini a difesa degli oceani, promuovendo una gestione sostenibile delle risorse marine.
Quest’anno, le Nazioni Unite organizzano una celebrazione ibrida il 7 giugno, con eventi in presenza presso la sede del Quartier Generale dell’ONU a New York e una trasmissione mondiale in diretta. Anche in Italia, sono numerose le iniziative previste in occasione dell’8 giugno per celebrare gli oceani e promuovere una maggiore consapevolezza e responsabilità verso questa risorsa fondamentale.
La Giornata Mondiale degli Oceani è anche l’occasione per riaccendere i riflettori sull’inquinamento da plastica monouso. Secondo i dati dell’UE, ogni anno vengono prodotte circa 300 milioni di tonnellate di plastica, di cui 8 milioni finiscono nei nostri oceani.
Una cospicua percentuale di plastica è prodotta dall’industria delle acque minerali. In Italia – si legge in una nota diffusa da Culligan, azienda specializzata nel trattamento dell’acqua – i consumi di acqua minerale sono cresciuti significativamente: oggi gli italiani si confermano i più grandi consumatori di acqua minerale in Europa (e secondi al mondo dopo il Messico), con un consumo pro capite di 172 litri all’anno. Questo comporta elevati impatti ambientali nella produzione degli imballaggi, nel trasporto (quasi esclusivamente su gomma) delle confezioni e nello smaltimento finale.
Ogni anno in Italia, per produrre le bottiglie di plastica si usano 350.000 tonnellate di PET, equivalenti a 665.000 tonnellate di petrolio che emettono 910.000 tonnellate di CO2eq. Il trasporto su gomma delle bottiglie, con circa 300.000 TIR che percorrono mediamente 1000 km, emette altre 265.000 tonnellate di CO2. Le bottiglie, usate una sola volta, finiscono spesso in discarica dove possono restare inalterate fino a 1000 anni. Senza dimenticare il numero di quelle che potenzialmente inquinano i nostri mari.
È stimato che il 52% degli italiani consumi regolarmente acqua in bottiglia: siamo disposti a spendere di più tralasciando le ripercussioni ambientali. Una recente ricerca globale condotta da Toluna per Culligan, rivela che quasi la metà degli italiani (40%) non è consapevole della pericolosità delle bottiglie in PET sia per le specie marine che per la nostra salute. Tuttavia, la Gen Z si distingue per il suo impegno ambientale, con azioni quotidiane contro lo spreco idrico e l’abuso di plastica: circa un terzo dei giovani ha eliminato la plastica monouso dalla propria vita, mentre il 50% cerca di farlo nonostante le difficoltà.