Dopo due anni di intensi dibattiti, il Consiglio dell’Unione Europea ha approvato all’unanimità un nuovo regolamento contro la violenza di genere.
La direttiva predispone misure rafforzate di supporto alle vittime, ma non contiene una definizione comune di stupro come reato su scala europea e obbliga i Paesi dell’UE a considerare reati crimini quali la mutilazione genitale femminile, matrimoni forzati e violenze informatiche, come il cyberflashing e la condivisione non consenziente di immagini intime. Tali reati saranno soggetti a sanzioni che possono variare da un minimo di uno a un massimo di cinque anni di reclusione. Il documento include anche un elenco di circostanze aggravanti che comportano pene più severe, quali i reati commessi contro minori, ex coniugi o partner, funzionari pubblici, giornalisti e difensori dei diritti umani.
Per tutelare la privacy delle vittime e prevenire ulteriori traumatizzazioni, gli Stati membri dovranno assicurare che le informazioni relative alla vita sessuale pregressa delle vittime siano ammesse in procedimenti penali solo se strettamente pertinenti e necessarie. Marie-Colline Leroy, Segretario di Stato belga per l’uguaglianza di genere e presidente della sessione di approvazione, ha espresso la sua soddisfazione: “Questo è un momento cruciale per il rafforzamento dei diritti delle donne. La vera uguaglianza sarà possibile solo quando le donne potranno vivere libere dalla paura di subire molestie, aggressioni o danni fisici. Questa legge rappresenta un passo fondamentale in questa direzione”.
Nonostante i progressi compiuti, l’assenza di un consenso tra gli Stati membri per una definizione comune di stupro come “rapporto sessuale non consensuale” ha impedito l’inclusione di questa definizione nella direttiva. La Commissione Europea ha suggerito che potrebbe proporre una raccomandazione futura per “prevenire e combattere efficacemente la violenza di genere” e per integrare ulteriormente il testo della direttiva. Mentre si avvicinano le elezioni europee, la Commissione ha già pianificato di presentare il nuovo provvedimento il 19 giugno, benché non sarà vincolante per gli Stati membri. Con il via libera del Consiglio, i Paesi membri hanno ora tre anni per implementare la direttiva nel diritto nazionale, un periodo durante il quale si spera di vedere ulteriori miglioramenti e aggiustamenti a questa legislazione fondamentale.