Fra i paesi che stanno intraprendendo con maggiore determinazione il cammino verso l’indipendenza energetica attraverso fonti rinnovabili, una menzione speciale spetta alla Dominica, nel Mar dei Caraibi. La Dominica – 750 km2 e oltre 72.500 abitanti – si prepara a diventare il primo Stato insulare in via di sviluppo (SIDS) a liberarsi del giogo dei combustibili fossili per l’energia, dipendenza che caratterizza molti di questi Stati e li rende vulnerabili alle fluttuazioni dei mercati globali del petrolio.
Sotto la superficie della sua pittoresca Roseau Valley – meta turistica a breve distanza dalla capitale, Roseau – la Dominica nasconde una risorsa energetica potente e inesplorata: l’energia geotermica. Si tratta di una fonte pulita e completamente sostenibile che potrebbe addirittura generare un surplus di energia vendibile anche alle isole vicine. A differenza dell’energia eolica e solare, la geotermia non soffre di problemi di intermittenza e può rappresentare una fonte energetica stabile sia di giorno che di notte e senza dover occupare spazio sulla superficie terrestre, lasciando così la Roseau Valley intatta.
Attraverso tubi sotterranei è possibile raggiungere in profondità un serbatoio geotermico che raccoglie acqua riscaldata con temperatura di circa 250° Celsius. Poiché la Dominica si trova su una cresta vulcanica, questo calore è relativamente vicino alla superficie. Quando i tubi raggiungono il serbatoio, l’alta pressione li spinge in superficie, dove viene convertito in vapore per azionare le turbine che producono elettricità.
“Abbiamo individuato un eccellente serbatoio geotermico nella Roseau Valley, a circa mille metri di profondità – ha raccontato Fred John, direttore della Dominica Geothermal Development Corporation, un’azienda di proprietà governativa -. Abbiamo creato due pozzi: uno per l’estrazione dell’acqua calda e l’altro per reimmetterla nel serbatoio, mantenendo così un ciclo chiuso. Abbiamo scelto la tecnologia più rispettosa dell’ambiente e all’avanguardia nel settore”.
Il governo dominicano ha da lungo tempo espresso fiducia nei confronti del potenziale trasformativo della geotermia, riconoscendo la possibilità di ridurre drasticamente i costi energetici in un paese che fino ad ora si è affidata ai costosi carburanti fossili, integrati solo da una piccola quantità di energia idroelettrica, eolica e solare.
“La Dominica ha iniziato a esplorare questa fonte di energia già nel 1969 – ha detto Vince Henderson, ministro degli affari esteri, del commercio e dell’energia -. Studi condotti con il supporto delle Nazioni Unite hanno confermato il nostro potenziale energetico. Da allora, nel 1974, abbiamo intrapreso sforzi per realizzare questo potenziale, fondando la Geothermal Development Corporation”.
Ci sono voluti circa quasi quattro decenni per ottenere i finanziamenti necessari per perforare i pozzi di prova e dimostrare la fattibilità commerciale dell’energia geotermica, aprendo la strada per la vendita di energia ai vicini Martinica e Guadalupa. “Lo sviluppo dell’energia geotermica è stato estremamente costoso, soprattutto per nazioni isolate come la nostra”, ha sottolineato Henderson. “Siamo stati fortunati ad avere accesso a sovvenzioni e prestiti agevolati che ci hanno permesso di raggiungere questo traguardo”, ha aggiunto, riferendosi al supporto finanziario proveniente, fra gli altri, dalla Caribbean Development Bank, la Banca Interamericana di Sviluppo, la Banca Mondiale e i governi di Nuova Zelanda, Regno Unito e Stati Uniti.
Nonostante la complessità della sfida, il governo dominicano è fiducioso che l’impianto geotermico possa essere in grado di alimentare l’intera isola entro i prossimi due anni, un traguardo che arriva dopo anni di impegno e perseveranza.
“Questo progetto offre al nostro paese una reale opportunità di crescita economica – ha concluso Fred John. Il primo passo sarà un’energia elettrica più accessibile per tutti, il che avrà un impatto significativo. Ma l’obiettivo è andare oltre, vendendo energia in eccesso e generando entrate che possano stimolare l’economia dell’intera isola”.