L’undicesima edizione del Rapporto sul Benessere equo e sostenibile (Bes) presentato dall’Istat offre un’analisi dettagliata dei livelli, delle tendenze e delle disuguaglianze di benessere in Italia, con riferimento all’anno 2023. L’analisi è articolata in 12 cluster, che includono salute, lavoro e conciliazione dei tempi di vita e benessere soggettivo.
Questa edizione, che si concentra sugli andamenti più recenti e sul confronto con il periodo pre-pandemico, mostra delle tendenze positive per quanto riguarda l’occupazione. Si registra, infatti, un incremento di 404.000 occupati tra le persone di età compresa tra i 20 e i 64 anni nel 2023, corrispondente a un aumento del 1,8% rispetto all’anno precedente (dato particolarmente significativo, se si considera il contesto post-pandemia). Il tasso di occupazione è salito al 66,3%, superando i livelli pre-crisi del 2019 di 2,7 punti percentuali. L’aumento è stato più evidente tra le donne, con un incremento del 1,6% rispetto al 2022, contro il + 1,3% tra gli uomini, e nel Mezzogiorno, con un aumento pari al 1,7%.
Un altro dato positivo è l’aumento della speranza di vita, che nel 2023 ha raggiunto i 83,1 anni, in lieve miglioramento rispetto all’anno precedente e raggiungendo i livelli pre-pandemici del 2019. Tuttavia, mentre la speranza di vita generale aumenta, si riduce la speranza di vita in buona salute, che scende a 59,2 anni nel 2023 , contro i 60,1 anni del 2022.
Si discostano dal quadro generale i domini “ambiente” e “sicurezza”, dove le dinamiche sono meno positive. Soltanto quattro dei 16 indicatori di ambiente migliorano nell’ultimo anno a fronte dei sette che peggiorano. Nel 2022 le emissioni di CO2 e degli altri gas effetto serra prodotte dalle attività economiche e dalle famiglie continuano a crescere, raggiungendo le 7,3 tonnellate di CO2 equivalente per abitante (+0,1 tonnellate rispetto all’anno precedente) e attestandosi sullo stesso valore del 2019 cui si è giunti gradualmente a partire dal 2009. Quanto alla sicurezza, la percezione del rischio di criminalità conferma la tendenza al peggioramento iniziata nel 2022. Nel 2023 aumenta la quota di famiglie le quali affermano che la zona in cui vivono è molto o abbastanza a rischio di criminalità, arrivando al 23,3% (+1,4 punti percentuali rispetto al 2022). Nonostante questa crescita, il valore rimane migliore rispetto al periodo pre-pandemico (25,6% nel 2019).
Una delle aree più preoccupanti è quella del settore sanitario, con un numero crescente di cittadini che rinunciano a visite mediche ed esami a causa di problemi economici, liste di attesa o difficoltà di accesso. Nel 2023, circa il 7,6% della popolazione ha dovuto rinunciare a cure mediche. L’Istat sottolinea dunque l’urgenza di interventi per garantire un accesso equo ai servizi sanitari. Dopo l’esperienza della pandemia, il settore sanitario deve fronteggiare una situazione in cui molti medici di medicina generale sono prossimi a lasciare il mercato del lavoro (il 77% è over54enne). Il sistema ha, anche e da tempo, una carenza di personale infermieristico, con una dotazione pari a 6,8 per mille abitanti nel 2022.
Un altro dato sintomatico delle complesse dinamiche sociali del contesto italiano è quello relativo alle disuguaglianze di genere nella soddisfazione per la propria vita, con gli uomini che continuano ad essere più soddisfatti rispetto alle donne. Un gap che si estende anche ad altri indicatori di benessere soggettivo. Si osservano disuguaglianze socio-economiche anche in termini di mortalità per tumori, con un aumento del rischio associato a livelli più bassi di istruzione. Le differenze di genere sono evidenti: gli uomini meno istruiti mostrano una mortalità 2,1 volte superiore rispetto agli uomini più istruiti. Lo stesso rapporto scende a 1,4 tra le donne.