“Scenderemo in tutte le piazze del mondo per chiedere giustizia climatica e giustizia sociale. Siamo ad un punto di non ritorno, viviamo in un mondo d’odio verso le altre persone e verso la natura, non possiamo più sopportarlo”.
Lo scrivono gli attivisti di Fridays for Future annunciando lo sciopero globale per il clima che li vedrà scendere in piazza il 19 e 20 Aprile “contro gli interessi che ostacolano giustizia climatica e sociale inasprendo o generando instabilità e un conflitto mondiale a pezzi”.
Da Roma a Napoli, da Bologna a Bari, da Milano a Palermo, migliaia di giovani e diverse associazioni si riuniranno, sollecitando l’abbandono del modello energetico basato sulle fonti fossili, per una corretta transizione energetica, e chiedere un “cessate il fuoco” immediato e permanente in Palestina.
Come afferma Martina Comparelli, attivista di Fridays For Future Milano: “Gli interessi delle lobby fossili continuano a finanziare gli Stati responsabili di guerre, colonialismo e genocidi, come per esempio accade nel caso del Piano Mattei di ENI voluto dal governo Meloni. La stessa ENI a fine Ottobre 2023 ha firmato un accordo con chi colonizza la Palestina, per esplorare giacimenti di gas nelle acque di Gaza, rendendosi a pieno titolo complice del genocidio del popolo palestinese”.
Quest’anno il consueto sciopero del venerdì mattina, promosso a livello territoriale e rivolto soprattutto a studenti e studentesse, oltre a trovare l’adesione di Legambiente, sarà affiancato da una manifestazione nazionale che si svolgerà sabato 20 aprile pomeriggio a Milano. In quest’occasione, al tema della giustizia climatica si aggiunge quello del lavoro e della pace, attraverso il coinvolgimento del collettivo di fabbrica GKN e dell’associazione Giovani Palestinesi. In Piazza anche il sindacato Sisa per tutto il personale docente, dirigente e ATA, con l’obiettivo di sottolineare l’urgenza di affrontare le sfide attuali legate alla giustizia climatica e sociale anche nel contesto educativo.
“Abbiamo bisogno di riprenderci il futuro – dichiara ancora Martina Comparelli -. Di agire per il benessere collettivo, fermando i progetti fossili confermati con il Piano Mattei come il raddoppio del gasdotto Tap, realizzando qui come altrove una transizione a pianificazione democratica”.
Di transizione e Piano Mattei si parlerà anche al prossimo G7 in Puglia, a giugno, ma gli già insufficienti impegni presi nell’edizione precedente non vedono ancora un riscontro nelle politiche italiane, secondo Michele Ghidini, attivista di Fridays For Future Brescia: “Serve una spinta decisa verso l’uscita dal fossile: se vogliamo davvero rimanere i +1.5°C dobbiamo seguire le indicazioni che la scienza ci ha dato già da tempo. L’ultimo rapporto dell’IPCC è chiaro: la transizione deve essere accelerata accompagnandola con misure di riduzione delle disuguaglianze come la cancellazione del debito”.
Come dice Alessandra Pierantoni, attivista di Fridays For Future Forlì: “Vogliamo mostrare che un’alternativa è non solo possibile, ma desiderabile. Abbiamo bisogno di un intervento pubblico ora che operi ora e massicciamente per assicurare una transizione equa partendo dai bisogni di base, che coinvolga anche il mondo del lavoro, in modo da creare nuovi posti in tutti i settori necessari e adottare politiche di inclusione economica e sociale. Nessuno/a deve essere lasciato indietro”.