“È possibile una transizione digitale che sia anche ecologica?”. È da questo interrogativo che nascono le tesi esposte da Giovanna Sissa nel nuovo libro Le emissioni segrete, recentemente pubblicato da il Mulino. Insegnante di Sostenibilità ambientale dell’ICT al Dottorato di ricerca STIET dell’Università di Genova, Sissa sostiene che la risposta alla domanda di cui sopra, “può essere affermativa solo se impariamo a comprendere i costi ambientali dei sistemi digitali, intelligenti o meno, che permeano la vita contemporanea e quelli di ciò che ne consente il funzionamento: le infrastrutture di telecomunicazione e i data center”.
Secondo la studiosa, “la consuetudine con gli oggetti digitali ci rende insensibili al loro impatto in termini di emissioni di gas serra, consumi di energia elettrica, sfruttamento di risorse non rinnovabili e produzione di rifiuti elettronici, impronte che spesso restano ‘segrete’, invisibili ai nostri occhi, perché il settore digitale non si è mai preoccupato davvero di evitarle e ridurle”.
Il libro è articolato in cinque capitoli. Nel primo, Giovanna Sissa approfondisce le criticità legate alla costruzione dei dispositivi tecnologici, responsabile di sfruttare risorse naturali non rinnovabili e di “una lunga impronta di carbonio, a partire dai processi di estrazione delle materie prime fino alla produzione dei componenti e all’assemblaggio”.
Nel secondo capitolo viene invece presa in esame l’impronta di carbonio dei servizi digitali, caratterizzati da infrastrutture di rete (Internet e data center) altamente energivore. Il terzo capitolo indaga l’impatto ambientale dei rifiuti generati dall’universo digitale, il cosiddetto e-waste, mentre nel quarto capitolo e quinto capitolo, Sissa azzarda una quantificazione delle emissioni prodotte globalmente dall’universo digitale e offre uno sguardo generale alle future prospettive digitali, compresa quella legata agli sviluppi dell’Intelligenza Artificiale.
Come precisato dall’autrice nell’introduzione del volume, l’obiettivo è quello di offrire ai lettori “un’idea di come l’universo digitale, apparentemente del tutto immateriale, non sia fatto solo di bit, ma mantenga un profondo e stretto legame fisico con la materia (…) e lasci un’impronta di carbonio complessiva comparabile con quella di altre ben più materiali attività dell’umanità moderna”.