Ricorre oggi la Giornata mondiale dell’orso polare, istituita nel 2005 dall’associazione animalista Polar Bear International, con lo scopo di salvaguardare una specie simbolo del cambiamento climatico. Secondo quanto riportato dal WWF Italia, in alcune regioni dell’Artico si registra un aumento delle temperature che arrivano a 2.7°C ogni decennio, rappresentando addirittura un tasso di crescita 5-7 volte superiore alla media globale.
Una condizione che compromette la sopravvivenza dell’orso polare, il cui nome scientifico è “Ursus maritimus”, che letteralmente significa “Orso del mare”, è strettamente legata alle caratteristiche del suo habitat naturale, come la presenza del ghiaccio marino, fondamentale per le sue attività di riproduzione e caccia. Per queste ragioni il riscaldamento globale rappresenta la principale minaccia per questa specie.
L’innalzamento delle temperature porta alla riduzione dei ghiacci marini, essenziali come piattaforma di caccia per gli orsi polari. Durante i mesi estivi, la superficie ghiacciata dell’oceano artico si contrae sempre di più, spingendo gli orsi a lunghe migrazioni alla ricerca di cibo e rifugio. La carenza di nutrimento incide negativamente sulla capacità riproduttiva degli orsi, rendendo difficile la sopravvivenza dei cuccioli, i quali necessitano di madri ben nutrite per l’allattamento.
Un gruppo di ricercatori degli Stati Uniti, guidato da Anthony Pagano del Servizio Geologico degli Stati Uniti di Anchorage, Alaska, ha monitorato per 3 anni le strategie di sopravvivenza durante i periodi senza ghiaccio di 20 orsi polari. Durante la stagione calda, quando gli orsi sono confinati a terra, adottano varie tattiche di sopravvivenza. Alcuni preferiscono un tipo di letargo estivo per conservare energia, mentre altri cercano cibo nuotando alla ricerca di foche o predando uccelli, mammiferi, carogne, alghe e bacche.
Nonostante le diverse strategie, 19 orsi su 20 hanno continuato a perdere peso in modo significativo, con una media di un chilo al giorno. Solo un orso è riuscito ad aumentare il proprio peso, trovando la carcassa di una foca spiaggiata. Gli orsi polari dipendono principalmente da cibo ricco di grassi, come le foche, per sopravvivere. Tutte le altre fonti alimentari analizzate durante lo studio hanno portato alla perdita di peso degli orsi.
I ricercatori avvertono che un prolungamento dei periodi senza ghiaccio marino potrebbe portare alla scomparsa degli orsi polari a causa della mancanza di cibo. Un ulteriore aumento dei periodi caldi senza ghiaccio rischia di condurre alla scomparsa degli orsi polari per mancanza di cibo, come indicato dagli studi condotti.
Secondo il WWF, i dati disponibili ci dicono che poco meno di 30.000 esemplari, divisi in 19 sottopopolazioni, vivono oggi nelle regioni artiche.
“L’orso polare, ricorda Isabella Pratesi, Direttrice Programma di Conservazione WWF Italia, come tutti i grandi predatori, è un animale che sta al vertice delle catene alimentari; quindi, quando manca lui si rompono una serie di equilibri molto importanti perché la presenza di questi grandi predatori serve a mantenere in equilibrio e in salute anche le popolazioni di foca. E poi a seguire tutto quello che dipende dalla loro presenza. Quindi è importantissimo avere gli orsi nel territorio polare, ma è importante avere anche gli orsi nei nostri territori. Sono animali che presiedono agli equilibri delle foreste e degli altri ecosistemi in cui loro vivono. Purtroppo, la loro scomparsa è un indicatore di qualcosa di catastrofico che sta succedendo. Il riscaldamento globale rischia di portare all’estinzione l’orso polare e poi tante altre specie e poi chissà cosa succederà alla nostra”.