In Italia, il 78,3% dei bambini tra gli 11 e i 13 anni utilizza ogni giorno Internet, principalmente tramite smartphone. L’età in cui si inizia a utilizzare gli smartphone si è abbassata ulteriormente, con il 43% dei bambini tra i 6 e i 10 anni nel sud e nelle isole che li utilizza quotidianamente. Nonostante l’utilizzo diffuso, l’Italia si posiziona al quart’ultimo posto nella mappa europea sulle competenze digitali dei 16-19enni, con il 42% di giovani con scarse o nessuna competenza, rispetto alla media europea del 31%. Sebbene la transizione digitale nella scuola italiana sia in corso, si evidenziano ampi divari, come disuguaglianze nella dotazione di strumenti didattici innovativi e nella formazione dei docenti per ridurre la povertà educativa digitale.
È questo, in sintesi, il quadro che emerge dalla XIV edizione dell’Atlante dell’Infanzia a rischio in Italia, intitolato “Tempi digitali” e pubblicato da Save the Children in vista della Giornata mondiale dell’Infanzia e dell’Adolescenza che ricorre il 20 novembre.
Il rapporto si propone di esaminare il bisogno di protezione dei giovani di fronte alle “opportunità rischiose” della rivoluzione digitale in un’Italia che affronta ritardi e carenze nella transizione digitale.
L’analisi evidenzia che, nonostante l’aumento dell’utilizzo della tecnologia durante la pandemia da Covid-19, molti studenti non possiedono le competenze necessarie per affrontare il mondo digitale. L’Atlante sottolinea la necessità di mettere al primo posto la sicurezza dei bambini, garantendo a tutti l’accesso alla rete, in particolare negli ambienti scolastici, e investendo nella promozione delle competenze digitali dei giovani.
La vita quotidiana dei giovani ruota ampiamente intorno all’universo digitale, modellando la loro identità e le relazioni sociali. Cresce anche il tempo trascorso online, con quasi la metà degli adolescenti intervistati affermando di passare oltre 5 ore al giorno online. Le attività online preferite includono la messaggeria istantanea, la visualizzazione di video, l’utilizzo dei social media e dei videogiochi.
Sebbene l’uso della connessione a Internet offra opportunità di apertura al mondo, la sovraesposizione può comportare rischi come ansia sociale, depressione e problemi di sonno. L’Atlante segnala che il 13,5% delle ragazze e dei ragazzi di 11, 13 e 15 anni in Italia mostra un uso problematico dei social media, con le ragazze più colpite. Per quanto riguarda i videogiochi, il 24% dei giovani presenta un uso problematico, prevalentemente maschile.
La prevenzione – sottolinea la ricerca – è un primo importante passo. Dovrebbe concentrarsi sui più giovani e necessita di un approccio congiunto di scuola e famiglia. In Italia ci sono 87 centri territoriali che offrono assistenza ai minorenni attraverso équipe multidisciplinari formate da psicologi, assistenti sociali, educatori.
Riguardo al problema della verifica dell’età, nonostante la legge preveda che un utente possa avere accesso ai social solo dopo aver compiuto 13 anni, la realtà mostra una forte presenza online di preadolescenti. “La rete internet non è stata pensata per l’infanzia – commenta Raffaela Milano, Direttrice dei programmi Italia-Europa di Save the Children -. Le sue regole, i suoi algoritmi, i suoi business non sono disegnati per accogliere i tanti bambini e adolescenti che oggi la popolano. È sotto gli occhi di tutti l’urgenza di ridisegnare gli ambienti digitali per farli diventare spazi sicuri. […] Tutta la comunità educante deve attivarsi per far sì che l’ambiente digitale possa davvero diventare per i ragazzi e le ragazze un prezioso spazio di protagonismo”.
I dati mostrano che il fenomeno del cyberbullismo è in aumento tra gli 11 e i 13 anni, con le ragazze più spesso vittime. Tuttavia, anche i ragazzi sono esposti, e la scuola spesso non è adeguatamente preparata a identificare e affrontare il bullismo e il cyberbullismo.
La scuola svolge un ruolo cruciale nell’alfabetizzazione digitale, ma il 30% delle scuole in Italia non ha accesso alla banda ultralarga, e persistono disuguaglianze nella dotazione di strumenti digitali e nella formazione dei docenti.
L’Atlante sottolinea l’urgenza di ridisegnare gli ambienti digitali per renderli sicuri per i giovani, richiamando l’attenzione delle istituzioni, delle grandi piattaforme e della politica sulla sicurezza dei bambini e degli adolescenti nella transizione digitale. La prevenzione e l’alfabetizzazione digitale dovrebbero concentrarsi sui più giovani e coinvolgere sia le scuole che le famiglie.
“Tra opportunità e rischi, questo Atlante dell’Infanzia vuole essere una fotografia delle luci e delle ombre che le nostre ragazze e i nostri ragazzi stanno affrontando nel percorso lungo le autostrade digitali – conclude Daniela Fatarella, Direttrice generale di Save the Children -. C’è chi è stato messo nelle condizioni di percorrerle in fretta e di evitare gli ostacoli, chi con quegli ostacoli si è scontrato e chi, invece, quelle autostrade le vede solo da lontano. [..] È fondamentale ridurre le diseguaglianze e agire affinché i ragazzi acquisiscano le competenze digitali necessarie: la tecnologia può e deve essere una grande opportunità di sviluppo e di democrazia, ma va resa universale e utilizzata secondo regole condivise, altrimenti rischia di acuire le diseguaglianze e creare un esercito di esclusi”.