La plastica presente nei corsi di acqua dolce non costituisce semplicemente un danno per l’ambiente, ma anche per la nostra salute: i rifiuti di plastica possono fungere da “zattere” per virus e batteri pericolosi per la salute umana. Lo dimostra un recente studio pubblicato dal gruppo editoriale BioMed Central (BMC).
I ricercatori hanno lasciato per una settimana delle plastiche a bassa densità di polietilene (LDPE e W-LDPE) e delle strisce di legno nel fiume Sowe, nel Regno Unito, a valle di una stazione di trattamento delle acque reflue. Successivamente, hanno estratto e analizzato il DNA presente su questi materiali. I risultati hanno mostrato che la comunità di microrganismi sulle plastiche è diversa da quella nell’acqua circostante e questo è stato confermato attraverso un’analisi speciale chiamata “PCoA”. Ciò significa che i microrganismi si comportano diversamente sulla plastica e sul legno rispetto a come si comportano nell’acqua.
Sia sui campioni di legno che su quelli di plastica è stata rilevata la presenza di microrganismi potenzialmente patogeni per gli esseri umani, come Escherichia, Salmonella e Klebsiella e altri patogeni resistenti agli antibiotici, ma la quantità presente sui campioni di plastica era tre volte superiore a quella rilevata sui campioni di legno.
I campioni di plastica si sono quindi dimostrati degli ottimi vettori di patogeni resistenti agli antibiotici.
Un dato che preoccupa ancora di più se confrontato con un rapporto dell’UNEP (Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente), dal quale emerge che nel 2019 la resistenza antimicrobica (AMR) ha causato, direttamente e indirettamente, circa cinque milioni di morti e che entro il 2050, questo numero potrebbe ammontare a 10 milioni all’anno.
“Nessuno studio si era focalizzato sulla capacità differenziale dei materiali plastici deteriorati di ospitare batteri potenzialmente patogeni rispetto ai materiali intatti”, scrivono i ricercatori. “Poiché i detriti di plastica che entrano nell’ambiente sono soggetti a deterioramento, è fondamentale esaminare l’impatto dell’ossidazione dei materiali in relazione alla loro maggiore capacità di trasportare microrganismi patogeni potenziali”.